caos magistrati
Piazzapulita "ha seminato esche..." Piero Amara vuota il sacco. Il sospetto di Paolo Mieli
A “Piazzapulita”, il talk su politica e attualità di La7, giovedì 27 maggio, parla in esclusiva Piero Amara, l’avvocato che con le sue dichiarazioni messe a verbale alla Procura di Milano ha svelato l’esistenza di una presunta loggia “Ungheria” mettendo in crisi la magistratura e il CSM. Ma il giornalista Paolo Mieli dubita e poi lo mette con le spalle al muro: “Lei è un genio, ha seminato esche”.
Piero Amara ha concesso un’intervista esclusiva a Corrado Formigli per raccontare la sua verità sulla sua attività di collaboratore di giustizia da cui è scaturito il caso della loggia “Ungheria”, un’associazione in cui magistrati, alti funzionari, forze dell’ordine, esponenti di governo si relazionavano per scambiarsi favori: “Comincio a parlare della loggia Ungheria perché la Procura di Milano, non so come, trova un file del 2015 nel mio computer nominato ‘keep white’ indirizzato a LL cioè Luca Lotti che conosco personalmente per averlo incontrato più volte (l’ex ministro però ha mandato una smentita in diretta riservandosi querela per diffamazione, nda). Si raccomandavano le posizioni di magistrati e funzionari dello Stato che avevano esigenze di varia natura. Io vado a Milano per parlare di Eni, non dell’associazione Ungheria. Ma i pm Storari (definito più volte ingenuo, nda) e Pedio rinvengono due file e quindi si poneva l’esigenza di dare una spiegazione a una cosa singolare. Volevano capire il tessuto relazionale che c’era tra me e tutti quei nomi di spicco. Se “Ungheria” è una loggia massonica? E’ peggio di un’associazione, è un’associazione a delinquere per abuso d’ufficio, non in modo occasionale, ma come sistema. Storari e Pedio non mi chiesero prove video o audio o documentali, fui io a pormi il problema dei riscontri tanto che dopo le dichiarazioni messe a verbale per un certo periodo mi sono procurato le prove attraverso le registrazioni. Ho registrato colloqui con persone che fanno parte dell’associazione Ungheria e che oggi negano di avermi mai conosciuto sui giornali. Non posso dire se le ho date alla Procura, ma non sono stati Storari e Pedio a dirmi di fare l’infiltrato, sarebbe stata una procedure irregolare”.
Il faccendiere, condannato in altri processi e oggi pentito, parla per due ore piene e fa tante premesse: dice e non dice, fa intendere e resta abbottonato sui nomi. Il direttore Paolo Mieli lo ascolta e gli chiede più volte dove si incontravano e se fosse il capo dell’associazione e Amara nega non solo di essere il leader, ma anche di essere un personaggio di spicco di “Ungheria” che sembra voler derubricare da loggia massonica (“non c’erano investiture e cerimonie, ma è vero che tra noi ci riconoscevamo con tre tocchi sul polso”) ad associazione: “A cosa serviva? Devo fare un distinguo tra persone che ne facevano parte perché condividevano un ideale e un gruppo più ristretto di altri soggetti la cui attività è criminale”.
Sui luoghi di incontro, invece, ammette le riunioni nelle sedi della società Opco in Sicilia, mentre tergiversa sui posti scelti a Roma arrivando a dire che non prendeva parte alle riunioni. L’avvocato ha mandato un avviso ai naviganti: “I ritardi nei tempi per l’iscrizione nel registro degli indagati avanzati dal sostituto Storari non mi tornano. Ho rilasciato le prime dichiarazioni a dicembre 2019 ed era stato stabilito un percorso di interrogatori, a marzo iniziò il Covid e c’erano oggettive difficoltà a incontrarsi. La consegna dei verbali è di aprile 2020 quando io ancora non avevo completato le dichiarazioni, siamo in piena segretezza istruttoria. Conoscendo Storari credo che ne abbia parlato con Davigo e questi gli abbia detto che voleva vederli”.
E’ Corrado Formigli a focalizzare le due notizie vere date da Amara in mezzo a una matassa di esempi e vecchie vicende: ha in mano registrazioni con persone che oggi negano di averlo mai conosciuto e che dunque provano quanto afferma e i verbali secretati sono usciti dalla Procura di Milano non ancora finiti. Sono diverse le cose che non tornano e Paolo Mieli le fa notare: “Quando è stata l’ultima volta che ha registrato?” Silenzio. E ancora: “Ha detto ai magistrati i nomi, i posti e la sede? Non mi dica i motivi, non mi interessano. E quando è morto il capo chi ne ha preso il posto?”.
Amara risponde di aver indicato ai giudici tre nomi che potrebbero averlo sostituito. Paolo Mieli tocca anche l’argomento delle insinuazioni verso l’ex premier Giuseppe Conte: “Lei ha fatto mettere a verbale delle notizie su un comportamento irregolare che riguardavano il presidente Conte e questa cosa ha galleggiato per un anno e mezzo” e l’avvocato replica con imbarazzo e con un po’ di confusione sulle date. Come se non bastasse, l’avvocato Amara ha difeso il giudice e membro del CSM, Ardita: “E’ una persona che stimo e rispetto molto, avrò sbagliato qualche data, ma non è vero che i rapporti con Tinebra si sono interrotti come ha detto. Sono stati lui e Dimatteo a ricavare qualcosa di calunnioso nelle mie parole, non era così, può capitare anche a Ardita di perdere la lucidità. Se stava o no nel gruppo Ungheria? Non ha fatto niente di illecito. Ardita è stato oggetto di dossieraggio e se me lo avessero chiesto io sarei stato il suo promo difensore”.
Il giornalista Mieli tira le fila: “Mi può sconfiggere facendo una pappardella lunga di un’ora. Lei nel verbale è specifico sui fatti che riguardano Ardita, non può essersi confuso. Lei è un assoluto genio, ha messo delle esche a cui degli assoluti tontoloni hanno abboccato. Ci sono tanti tontoloni tra i magistrati e i giornalisti, lei dissemina esche ed è più intelligente di noi e noi stiamo abboccando, ci porterà a un crollo ulteriore. E’ un genio”.
E Amara guarda Mieli con aria compiaciuta: “Detto da lei, è un onore”. Anche per Formigli restano tanti dubbi sulla verità del faccendiere che chiude così: “Fino al mio arresto l’associazione Ungheria esisteva ancora. Anche se percepivo nel 2020 che qualcosa si sapeva (i verbali giravano, nda) perché prima era facile registrare, poi era diventato quasi impossibile”.