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Funivia Stresa Mottarone, "spregio della sicurezza per soldi". Gli ultimi dettagli choc dalla Procura

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Vanno avanti gli accertamenti per cercare di fare piena luce sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, costata la vita a 14 persone domenica scorsa. Nel giorno dei funerali di alcune delle vittime, mentre sul posto iniziano i sopralluoghi del perito della procura di Verbania, Giorgio Chiandussi, professore del Politecnico di Torino, emergono nuovi dettagli dal decreto di fermo emesso dalla procura. Per Luigi Nerini, amministratore unico della società che gestisce l'impianto, Ferrovie del Mottarone, Gabriele Tadini, caposervizio della società, ed Enrico Perocchio, direttore di esercizio, viene ravvisato il "pericolo di fuga, in quanto i fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza".

Dal canto suo, la società produttrice dell'impianto, la Leitner, ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo. Secondo l'azienda, un'impresa incaricata ha effettuato il 30 aprile scorso controlli ai freni vettura, con verifiche di funzionalità, senza riscontrare problemi e procedendo alla ricarica degli accumulatori delle centraline idrauliche che azionano i freni sulla fune portante. Da quel giorno a Leitner non sono arrivate altre richieste d'intervento e segnalazioni in merito a malfunzionamenti dell'impianto frenante.

Nel frattempo, arrivano buone notizie dall'ospedale Regina Margherita di Torino, dove il piccolo Eitan, unico sopravvissuto della tragedia, è sveglio e cosciente nel reparto di rianimazione, parla con la zia e si guarda intorno. La Città della Salute fa sapere che il bimbo di 5 anni è sempre in prognosi riservata, dovuta al trauma toracico e addominale oltre che alle fratture agli arti. Nei prossimi giorni uscirà dalla terapia intensiva e verrà trasferito in un reparto di degenza.

In attesa dell'udienza di convalida dei fermi in programma sabato, emergono altri dettagli dell'inchiesta. Tadini, durante l'interrogatorio del 25 maggio, sempre secondo il decreto di fermo, "ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (forchettoni) durante il normale servizio di trasporto passeggeri, in tal modo disattivando il sistema frenante di emergenza destinato ad entrare in funzione ed arrestare la corsa della cabina della funivia in casi di pericolo". Il caposervizio dell'impianto in servizio il giorno dell'incidente, stando all'accusa, aveva informato Perocchio e Nerini "che avvallavano tale scelta e non si attivavano per consentire i necessari interventi di manutenzione che avrebbero richiesto il temporaneo fermo dell'impianto, con conseguenti ripercussioni di carattere economico". Tadini, secondo il legale Marcello Perillo, è "affranto e devastato dagli eventi. Non si è ancora reso ben conto di cosa l'aspetta".

Ed è dura la posizione della Leitner. Anton Seeber, presidente della società, sbotta: "La manomissione degli impianti di sicurezza che ha portato alla tragica morte di 14 persone è un atto gravissimo. L'utilizzo dei cosiddetti forchettoni è espressamente vietato con persone a bordo". "Per tutelare l'immagine dell'azienda, dei suoi collaboratori e di tutto il settore - aggiunge - abbiamo perciò deciso che ci costituiremo parte civile nel procedimento contro i responsabili che verranno individuati dalla magistratura. Eventuali risarcimenti verranno devoluti alle famiglie delle vittime di questa tragedia".

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