giallo sul freno
Tragedia Mottarone, arrivano i primi indagati
Ci sarebbe un primo iscritto nel registro degli indagati nell’inchiesta della procura di Verbania sul disastro della funivia del Mottarone. Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di un dipendente della società di gestione dell’impianto, che convocato nella caserma dei carabinieri di Stresa per essere ascoltato come persona informata sui fatti, si sarebbe ritrovato indagato. Secondo indiscrezioni l’iscrizione sarebbe collegata con la vicenda della cosiddetta «forchetta», il dispositivo utilizzato durante le manutenzioni per impedire ai freni della funivia di scattare e che sarebbe rimasto per errore nel dispositivo di sicurezza.
L'uomo è assistito dall'avvocato Annamaria Possetti. Prima del difensore in caserma dai carabinieri, dove l'indagato è stato interrogato insieme ad altri dipendenti della società, si era presentato l'avvocato Cania Di Milio, ex sindaco di Stresa. Il legale ha però dovuto rifiutare l'incarico perché il Comune potrebbe essere parte in causa.
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Il freno di sicurezza che non ha funzionato è al centro dell’inchiesta della magistratura sull’incidente alla funivia del Mottarone, che domenica ha provocato la morte di 14 persone. Una fune traente della cabinovia si è spezzata, ma tutta l’attenzione è ora concentrata sul motivo per il quale il freno di emergenza non è scattato automaticamente: il giorno prima c’era stato un piccolo guasto, che aveva provocato lo stop alla funivia per circa 30 minuti, forse un’ora. «Eravamo già su in vetta, siamo tornati alla stazione per scendere. Ci hanno detto che c’era un ritardo. Dopo 20 minuti siamo saliti sulla cabina e sopra c’erano due tecnici», racconta un testimone. «Per le 17 avevamo la corsa di ritorno, ma il ragazzo che gestiva l’impianto ci ha detto che ci sarebbe stato un ritardo perché stavano facendo dei lavori», spiega invece Nello, un altro testimone presente il 22 maggio al Mottarone. «Prima di salire a bordo hanno detto al ragazzo dell’impianto, ’Oggi l’abbiamo aggiustata, domani si vedrà’, e discutevano di un cuscinetto che non erano riusciti a togliere», aggiunge.
A confermare il guasto è anche la procura. «Così ci è stato riferito: si è bloccata la funivia e c’è stato un intervento per rimetterlo in funzione. Se questo sia collegato o meno all’incidente ancora non lo sappiamo», ha detto la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, che coordina l’inchiesta sul caso. La procura indaga per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro colposo. Intanto i carabinieri della compagnia di Stresa hanno iniziato ad acquisire documentazione dei diversi enti e soggetti collegati alla gestione della funivia: «Tutti stanno mostrando collaborazione, per ora il materiale acquisito è stato sequestrato», ha detto il comandante dei carabinieri di Verbania, Roberto Cicognani. Secondo alcuni frame delle immagini girate immediatamente dopo l’incidente, si vedrebbe una "forchetta" inserita bloccare il freno: «L’ipotesi della forchetta e dell’errore umano fa parte degli accertamenti ma non è riscontrabile dai video che non sono nemmeno di qualità eccelsa», ha specificato la procuratrice Bossi. «Tutto è stato coperto e repertato, noi non tocchiamo niente fino a quando intervengono i tecnici», ha aggiunto la procuratrice. Intanto si continua a sperare per il piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto alla strage: il bimbo è ricoverato all’ospedale Regina Margherita di Torino ed è iniziato il suo risveglio dopo la sedazione. I medici parlano di "cauto ottimismo" in proposito, anche se fonti dell’ospedale fanno sapere che sarà necessario un aiuto psicologico per quando il piccolo riuscirà a svegliarsi.