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Vaccino Reithera, bomba della Corte dei Conti su Arcuri: "Stop necessario, manca valido investimento produttivo"

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La decisione della Corte dei Conti di bloccare i finanziamenti per il vaccino Reithera ha messo in molti con le spalle al muro, in primis Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza Covid in Italia e amministratore delegato di Invitalia. La Sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha reso note le motivazioni alla base della ricusazione del visto e della conseguente registrazione del decreto del Ministero dello sviluppo economico n. 549 del 22 febbraio 2021, con cui è stato approvato l’Accordo di sviluppo sottoscritto il 17 febbraio 2021 dal Mise, dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. – Invitalia e dalla Società ReiThera S.r.l., volto a sostenere il programma di sviluppo industriale da realizzare presso lo stabilimento produttivo di Castel Romano, in provincia di Roma. "L’assenza di un valido e sufficiente investimento produttivo, ai sensi degli artt. 5, 14 e 15 del D.M. 9 dicembre 2014, non ha, pertanto, consentito di ammettere al visto di legittimità l’atto in esame”, quanto si legge nella deliberazione.

 

 

In particolare, viene fatto notare, "tale programma prevedeva un progetto di investimento finalizzato all’ampliamento dello stabilimento produttivo sito in Castel Romano e un progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale destinato a completare la sperimentazione clinica (studi clinici di fase 2 e 3) del vaccino anti Covid-19. La Sezione ha ritenuto il progetto di investimento proposto inconciliabile con la condizione posta dall’art. 15, comma 1, del DM 9 dicembre 2014, secondo cui le spese sono ammissibili 'nella misura necessaria alle finalità del progetto oggetto della richiesta di agevolazioni' e non, come invece risulta dal progetto presentato, per le finalità generali - produttive o di ricerca, anche per conto terzi – perseguite da ReiThera, né per le ancor più generali finalità di rafforzare la consistenza patrimoniale dell’impresa”. 

 

 

“Il progetto - si legge - di investimento produttivo, infatti, ai sensi dell’art. 14, comma 2, del citato D.M. non può riguardare l’intero complesso aziendale ma solo determinate 'unità produttive’". “L’acquisto della proprietà della sede operativa della Società, sita in Castel Romano (RM), per un previsto importo di euro 4.000.000,00, non attiene alla singola ‘unità produttiva’, rappresentata dal realizzando impianto di infialamento e confezionamento, come sostenuto dall’Amministrazione, ma riguarda l’intera sede dove la Società svolge il complesso delle sue attività che nel 2019 ha riguardato essenzialmente attività di ricerca e sviluppo per conto della società controllante Keires A.G.”. L’inammissibilità del progetto di investimento costituito dall’acquisto della proprietà della sede operativa della Società non consente, pertanto, ad avviso della Sezione, al solo investimento rappresentato dalla realizzazione dell’impianto di infialamento e confezionamento, per un importo di euro 7.734.126,68, di raggiungere la soglia minima di 10 milioni di euro prescritta all’art. 5, comma 3, del D.M. 9 dicembre 2014, per la validità dell’investimento produttivo. La Corte dei Conti ha quindi smascherato tutti i problemi dell’investimento sul vaccino italiano.

 

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