parla l'ex maresciallo

Denise Pipitone, la confessione sul rapimento: "Era in macchina con tre persone". Svelati i nomi, svolta nelle indagini

Si continua a cercare di far luce sul caso Denise Pipitone, bambina scomparsa a Mazara del Vallo nel 2004.  “Sono diciassette anni che so e sono serissimo, il 100% della realtà dei fatti sulla scomparsa di Denise Pipitone. Io non ho parlato prima per paura” un passaggio del testo della lettera anonima inviata a Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, madre della bambina siciliana, e alla redazione di Chi l’ha visto?, programma della Rai che segue da anni con attenzione la vicenda.

 

 

“Ci è arrivata questa lettera anonima che è - le parole pronunciata da Federica Sciarelli, conduttrice del programma di Rai3 - composta da ben tre pagine dense di notizie. Una lettera in cui un anonimo dice di aver visto Denise. Dice di aver visto Denise in una macchina, con chi l’ha vista e cosa ha visto davvero. Quella che ho in mano è una copia, la lettera è a disposizione della Procura. La stessa lettera che è arrivata a Giacomo Frazzitta perché ci siamo ovviamente confrontati”. “Le lettere anonime se non sono supportate da qualcosa, non dico una fotografia, rimangono lettere anonime. Lui descrive una scena di cui dice di essere sicuro, stava nella sua automobile a Mazara del Vallo quando viene affiancato da un’altra auto, viene toccato allo specchietto e vede cosa c’è nell’altra macchina. Dice di aver visto Denise e che ci sono tre persone“, ha concluso la Sciarelli.

 

 

L'ex maresciallo della Polizia giudiziaria di Marsala, Francesco Lombardo, è intervenuto su Mattino5, programma condotto da Federica Panicucci su Canale5, per commentare i dettagli della lettera: “Questo anonimo ha riconosciuto i tre a bordo dell’auto, indica i nomi. Sono persone che erano all’interno delle indagini ed erano già state sentite. L’avvistamento è relativo a 45-60 minuti dopo la scomparsa. Aspettiamo che l’anonimo si faccia sentire, ce lo auguriamo. Possiamo parlare di persone della famiglia allargata di Anna Corona? Possiamo parlare di famiglia allargata…”. L’ex maresciallo è restio a parlare, ma poi va avanti parlando delle celle telefoniche che sono state agganciate all’epoca della scomparsa, vicino al magazzino dove si pensava fosse tenuta in ostaggio la bambina: “Il telefono era spento, ma sull'utenza telefonica è arrivato lo stesso un messaggio. La Sim però, nel frattempo era stata tolta. Quindi il sistema non riusciva a consegnare il messaggio, che continuava a cercare la rete, anche se il telefono era spento. Per questo, durante la notte ci sono le celle agganciante…”. Nel rispondere alla domanda della Panicucci sulla possibilità che Anna Corona avesse dato in uso il suo telefono a qualcun altro o che, eventualmente, questo altro si sia spostato, l’ex maresciallo ha aggiunto: "O un’altra persona o lei stessa ha messo la sua scheda su un altro cellulare. Svolta nelle indagini? Sì. Ce lo auguriamo".