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Toghe e inchieste, è caos giustizia. Luca Palamara: io come Davigo, ecco perché
Palamara come Davigo? «Indubbiamente noto un parallelismo. In entrambi i casi un pm si rivolge a un magistrato cercando un riferimento per uno scambio di idee, in un caso a me che ero collega di ufficio ed ex membro del Csm e nell’altro a Davigo che era consigliere del Csm». Così l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara al ’Foglio', riferendosi nel suo caso al pm Fava, che era entrato in conflitto con i vertici della procura di Roma sulla gestione dell’avvocato Piero Amara, e in quello di Davigo al pm Storari in contrasto con i vertici della procura di Milano. Palamara spiega che suggerì a Fava di seguire le vie formali «quelle previste dalla circolare del Csm. Se non si trova una soluzione, la via è quella di adire gli organi competenti».
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Un punto su cui «c’è una differenza sostanziale» con Davigo. Lei è indagato con l’ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, per rivelazione di segreto: Fuzio, che era membro del Csm, le ha svelato l’esistenza dell’esposto di Fava contro Pignatone. Analogamente, Davigo ha svelato al senatore M5s Nicola Morra il contenuto dei verbali di Amara consegnati da Storari, in particolare le accuse contro Ardita. Ma in questo caso nessuno è indagato. Come mai? «Io sono certo di poter chiarire, anche in sede di udienza preliminare, i fatti e gli addebiti che mi vengono contestati. E sono certo che anche gli altri verranno valutati dalle autorità competenti: occorre uniformità di giudizio».
Quanto al comportamento di Morra che incontra Davigo, Palamara sottolinea di non aver «mai compreso l’ipocrisia che ha caratterizzato la mia vicenda e la mia persona. Non trovo nulla di scandaloso nel fatto che magistratura e politica si parlino. È fisiologico che il M5s guardasse a una parte della magistratura che si stava affermando, a quella corrente che rispondeva alle loro idee».
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Sul motivo della rottura tra Davigo e Ardita, risalente all’esplosione del caso Palamara, «posso solo dire che quando venne sentito come testimone nel mio procedimento penale, Davigo si avvalse della facoltà di non rispondere legandosi al segreto professionale riguardo il suo rapporto con Ardita. Ho tutto l’interesse a comprendere cosa sia accaduto».