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Domenico Arcuri “Reithera” il flop: bocciato il vaccino italiano contro il Covid

Dario Martini
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La Corte dei conti boccia il vaccino italiano. Un brutto colpo per il ministero dello Sviluppo economico che puntava molto sul siero Reithera che avrebbe dovuto costituire il fulcro della futura produzione nazionale dei vaccini anti-Covid. Ma, soprattutto, è l'ennesimo flop di Domenico Arcuri. L'ad di Invitalia, infatti, quando sottoscrisse l'accordo con l'azienda di Castel Romano per lo sviluppo e la produzione di 100 milioni di dosi rivestiva ancora la carica di commissario all'emergenza per il coronavirus. Il decreto di finanziamento tra Mise, Invitalia e Reithera risale al 17 febbraio. È su questo atto che i magistrati contabili hanno fatto mancare il loro visto, in qualità di organo di controllo per vigilare sull'utilizzo delle risorse pubbliche. A metà febbraio il governo Draghi aveva giurato da pochi giorni. Il ministro Giancarlo Giorgetti aveva ereditato il dossier dal suo predecessore, il grillino Stefano Patuanelli.

 

 

Ancora non sono noti i rilievi che hanno portato la Corte dei conti a bloccare tutto. Fonti del Mise fanno sapere che il piano per la produzione vaccini va avanti e che non sarà fermato da questo evento. Anche se l'azienda Reithera non può far altro che constatare che «l'impegno preso a suo tempo dalle parti governative è bloccato». Il dicastero, invece, attende le motivazioni della decisione dei magistrati contabili e sottolinea che questa decisione ha per oggetto un decreto interministeriale del 25 gennaio 2021. Quindi, attribuibile all'era del governo Conte bis. Il decreto prevedeva che lo Stato mettesse a disposizione 50 milioni di euro, di cui 41 a fondo perduto e il resto come finanziamento a fondo agevolato. L'investimento complessivo, invece, ammontava a 81 milioni, di cui 69,3 in ricerca e sviluppo e 11,7 per l'ampliamento dello stabilimento di Castel Romano.

 

 

Ad oggi, il siero Reithera ha completato la fase due della sperimentazione. La speranza era di completare la terza ed ultima fase entro questa estate, per poter poi chiedere autorizzazione all'Ema. La Corte dei conti spiega in una nota che il decreto del 17 febbraio è stato sottoposto al controllo preventivo di legittimità della Corte il primo marzo. L'attività istruttoria è stata terminata l'8 aprile, quando l'Ufficio di controllo ha inoltrato i propri rilievi all'Amministrazione. I chiarimenti sono arrivati il 21 dello stesso mese. Ma l'Ufficio non li ha ritenuti «idonei» al via libera. Così, la questione è stata demandata all'esame del «Collegio della sezione centrale controllo di legittimità». L'11 maggio si è deciso per la ricusazione del decreto. Al Ministero si confida che questa decisione possa essere ribaltata. È la speranza anche del presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro: «II presupposto che nel Paese ci sia la capacità, la voglia e anche il supporto economico per condurre queste sperimentazioni. L'auspicio è che le ricerche possano continuare». L'ex ministra della Salute, Giulia Grillo, chiede che Giorgetti «venga in Aula a riferire». La decisione della Corte riguarda anche la Regione Lazio, che su Reithera ha investito 5 milioni di euro. Tanto che FdI ha già presentato un'interrogazione alla Pisana con i consiglieri Ghera e Maselli.

 

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