Pfizer a 21 giorni. Caos sul richiamo dopo lo stop Biontech. Il virologo Fabrizio Pregliasco: "Hanno paura di cause legali"
La sua parola d'ordine «gradualità». Ecco perché non condivide lo spostamento del coprifuoco alle 24 ma preferisce le 23. Ma il professor Fabrizio Pregliasco è anche franco. Infatti, il direttore sanitario dell'Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, non le manda a dire alla Pfizer quando il gruppo farmaceutico ribadisce che il suo vaccino ha richiamo a 21 giorni: «Vuole pararsi le terga». Come è anche convinto che a luglio già si potrebbe camminare all'aperto senza mascherina.
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Professor Pregliasco, la seconda dose Pfizer va somministrata entro 21 giorni come dice il produttore o 42 giorni come pensa il governo?
«Si sa che nella casistica, da studi clinici, ci sono dati che si riferiscono da 21 giorni a 42 giorni. Quindi c'è la possibilità, nella pratica reale, di ampliamento. La Pfizer, in pratica, ha voluto smarcare l'aspetto legale. In altri termini, s' è voluta parare le terga. È chiaro che quanto più si è standardizzati alle indicazioni del bugiardino meglio è. Poi le scelte di utilizzo con ampliamento dei tempi ci sono state e tra l'altro documentate».
È tramontata l'ipotesi di una terza dose a fine anno?
«Assolutamente no. Si è visto che le attuali varianti sono ben coperte dai vaccini in distribuzione. Quindi, l'ipotesi della terza dose va vista in un futuro, quando si avranno le idee un po' più chiare sulla copertura vaccinale, cosa che a tutt' oggi non sappiamo in quanto occorre un Po' di tempo per conoscere questi dati. Come bisogna capire se eventuali altre varianti del virus possono sfuggire dalla protezione del vaccino. In sostanza, per questa fase bisogna prepararsi, nulla ancora è stabilito. Bisogna anche immaginare futuri scenari come la continua presenza del virus che non se ne andrà con questo giro di vaccinazioni. Serve, quindi pensare anche a strutture che possano produrre il vaccino».
Secondo il sottosegretario Sileri, a 30 milioni di dosi inoculate potremmo camminare all'aperto senza mascherina. E d'accordo?
«Si. D'altronde arrivando a una buona protezione dei soggetti fragili e degli anziani, anche se ci sarà un rialzo di casi, non vedremo quell'effetto pesante delle ospedalizzazioni. In pratica, con la metà della popolazione vaccinata si pub pensare di togliere mascherina all'aperto. Non è una data certa ma questo potrebbe avvenire già il primo luglio».
La campagna vaccinale sembra aver ingranato la giusta marcia.
«Certo. C'è una nuova organizzazione e ci sono soprattutto più dosi. Tuttavia, siamo sempre in uno scenario di guerra dove bisogna ridistribuire le munizioni in funzione della massima efficienza e velocità, perché la scommessa è proprio sulla velocità e quantità di dosi».
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Stando ai numeri, da settembre dovrebbe partire la vaccinazione per i giovani. Verranno immunizzati anche i neonati?
«Si partirà dai sei mesi di età. Per ora ci sono in corso registrazioni di vaccini tra i dodici - quindici anni. Ma ci sono studi su neonati dai sei mesi in avanti. Di certo, anche se per loro la malattia non è grave, l'opportunità è vaccinarli, essendo diffusori della malattia».
Alcuni suoi colleghi parlano di «indebolimento» del virus con conseguente abbattimento di numero di morti in breve periodo.
«Al momento stiamo vivendo gli effetti del lockdown. Ma potrebbe esserci nei prossimi mesi un rialzo dei casi perché alcune riaperture ci sono, come c'ancora troppa gente in giro. Tuttavia, grazie alla copertura vaccinale possiamo evitare le forme della malattia più pesanti. Il virus non è cambiato. Fattori come sbalzi termici e umidità ne condizionano la diffusione. Di certo dobbiamo accelerare le vaccinazioni».
Coprifuoco fino alle 22. Ma è una misura indispensabile?
«È utile. Ampliamone progressivamente la fascia ma non togliamolo. Andrebbe bene spostarlo alle 23, già dalla prossima settimana, poi alle 24...».
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