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Emergenza migranti e ripartizione dei clandestini tra gli Stati: la Ue ci aiuta solo a parole

Giusi Brega
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Il tema dei flussi migratori arriva sul tavolo di palazzo Chigi. Prima riunione questa mattina, prima del Cdm, tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e i ministri competenti sulla questione migranti. Secondo quanto si apprende, il premier ha fatto il punto con i titolari di Esteri, Luigi Di Maio, Difesa, Lorenzo Guerini, Interno, Luciana Lamorgese, e Mit, Enrico Giovannini sul repentino aumento degli sbarchi e in vista dell'estate e la linea da seguire resta sempre quella di coinvolgere l'Unione europea sul tema dei ricollocamenti e avere un maggiore contributo da parte degli stati membri.

Tiepida la risposta da Bruxelles che con la voce della commissaria europea, Ylva Johansson, ha puntato il faro sulle partenze dagli stati africani: "Il modo migliore per salvare vite è evitare queste partenze pericolose, per questo dobbiamo migliorare le condizioni di vita e la protezione delle persone che ad esempio si trovano in Libia. Dobbiamo lottare contro i trafficanti e continuare a sostenere i rimpatri volontari verso i Paesi di origine. Queste sono le tre cose più importanti da fare".

L'obiettivo, filtra dal ministero dell'Interno, resta quello di raccogliere le forze e adottare una strategia che punti il faro sull'Ue, richiamandola alle sue responsabilità, come del resto è successo nell'affrontare la pandemia. L'Italia non può restare la costa di sbarco, senza che l'Europa intervenga fattivamente, viene spiegato. E' un tema che coinvolge tutti gli stati membri.

Meccanismo europeo di solidarietà, riattivazione degli accordi di Malta per i ricollocamenti dei richiedenti asilo, accordi bilaterali con Tunisia e Libia e un maggiore sostegno della Commissione europea. Sono queste le basi su cui il Viminale intende muoversi per 'arginare' i flussi migratori che, con l'arrivo dell'estate, saranno sicuramente più imponenti. Gestire, non risolvere, in tempi brevi, visto che la crisi pandemica non si è ancora risolta e potrebbe aggravare, con nuovi sbarchi, anche la situazione epidemiologica.

L’Italia ha quindi chiesto alla Commissione europea di ripristinare gli accordi di Malta sui ricollocamenti e confida nel suo sostegno. Serve un meccanismo europeo di solidarietà entro l’estate e i Paesi sui quali si punta per un approccio condiviso al problema, filtra dal Viminale, sono Francia, Germania, Portogallo, Romania e Spagna.

Le partenze restano tuttavia la nota dolente, pertanto il governo dovrà mettersi al lavoro per attivare una seria e concreta politica di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei migranti. Libia e Tunisia, in primis. Le persone provenienti dalla Tunisia sono per lo più migranti economici, quindi possono essere rimpatriati. Discorso diverso per coloro che arrivano dalla Libia, pronti a chiedere asilo. Ma il sottosegretario Sibilia spiega che, "noi chiediamo il ricollocamento di tutti i salvati in mare. La distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici, soprattutto nel tempo della pandemia, ha assai poco senso. Mi auguro che la solidarietà europea emersa l’anno scorso per la gestione dell’emergenza sanitaria abbia seguito". Per prevenire gli esodi, invece, conferma Sibilia, occorre "supportare l'azione di Draghi in Europa perché la vera soluzione è favorire la stabilità politica dei paesi di partenza. Quello della Turchia è un tema politico a tutto campo, e va affrontato insieme a Bruxelles. È per questo che dobbiamo assolutamente mostrarci compatti con Ue". Per quanto riguarda la Libia nel 2020 c'era stata la proposta di Di Maio di offrirle supporto economico in cambio di diritti umanitari per chi emigra. Il nodo dei diritti resta quello, di fatto, più duro da sciogliere, nel rapporto con la guardia costiera libica, aspetto su cui il governo italiano non intende indietreggiare. Anche a fronte dell'ultimo 'incidente' che ha visto l’attacco armato della Marina militare libica a tre nostri pescherecci. Per quanto riguarda la Turchia, che non è in Europa anche se lo vorrebbe, le diplomazie sono al lavoro per ristabilire il dialogo tra Draghi e Erdogan, dopo lo scambio di battute poco cordiali.

L’Ue sa che bisogna accelerare e che l’approvazione da parte degli Stati membri sul nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo richiederà tempo. E, come ha ricordato oggi il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola, "la frontiera marittima italiana è una frontiera europea".

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