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La furbata tedesca sui vaccini. Altro che brevetti liberi, ecco il maxi-contratto per BioNTech

Dario Martini
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Mercoledì scorso il presidente americano, Joe Biden, ha annunciato l’intenzione di sospendere la proprietà intellettuale dei vaccini: via i brevetti, chiunque potrà produrre le preziose dosi contro il Covid. Un bello sgambetto alle grandi case farmaceutiche a stelle e strisce che fanno affari d’oro con la lotta al virus. Non l’ha presa bene nemmeno la tedesca Biontech, azienda di Magonza, che produce il vaccino Comirnaty assieme a Pfizer. Non a caso, la cancelliera Angela Merkel ha subito reagito col pugno di ferro: niente brevetti "liberi", guai soltanto a parlarne. Dalle parole, si è subito passati ai fatti. Così ieri è arrivata la risposta concreta dell’Unione europea a trazione germanica. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen (anche lei tedesca), si è presentata al vertice Ue di Oporto con il nuovo contratto siglato proprio con Pfizer/Biontech per l’acquisto di altre 1,8 miliardi di dosi fino al 2023.

 

È l’ennesima dimostrazione che la Ue ormai punta esclusivamente sui sieri "costruiti" sull’mRna, come Pfizer/Biontech e Moderna. Ma è anche la prova che i vaccini diventeranno la nostra quotidianità e che continueranno ad essere appannaggio esclusivo di chi già li produce.

 

Liberalizzare i brevetti potrebbe portare benefici a molti Paesi, tra cui l’Italia, che vorrebbe avviare una produzione propria. Infatti, Draghi in un primo momento ha accolto con grande entusiasmo la proposta di Biden. A raffreddargli le speranze c’hanno pensato von der Leyen e Merkel. La presidente della Commissione europea non ci ha girato intorno: «I vaccini servono ora. La deroga temporanea sui brevetti non risolve il problema nel breve e medio periodo. Ciò che serve è una condivisione dei sieri, l’export di dosi e investimenti per accrescere la produzione». La cancelliera, invece, nelle ore del summit portoghese, ha avuto una telefonata con Ugur Sahin, l’amministratore delegato di Biontech, fiore all’occhiello tedesco dello sviluppo globale dei vaccini contro il Covid. Poi, in chiusura del vertice, ha ribadito la sua posizione: «Ho chiarito ancora una volta che non credo che la liberalizzazione dei brevetti sia la soluzione per portare più vaccini a più persone, ma credo che abbiamo bisogno della creatività e del potere di innovazione delle aziende, e questo include la protezione dei brevetti».

 

Liquidata così la fuga in avanti del presidente americano, la Ue si ricompatta attorno a Berlino. E attacca gli Usa, chiedendo di seguire il suo esempio e di consentire l’export dei vaccini. I Ventisette sono unanimi sul punto: «Siamo l’unica democrazia che esporta in modo massiccio le dosi di vaccino; abbiamo avviato e sosteniamo molto l’iniziativa Covax - dice il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che deve farsi ancora perdonare dalla von der Leyen il famoso sgarbo turco della poltrona - Incoraggiamo tutti i nostri partner a facilitare l’esportazione di dosi per condividere il più possibile i vaccini nel mondo». Anche il francese Macron fa asse con la Germania: «Chiedo molto chiaramente agli Stati Uniti di porre fine ai divieti di esportazione, non solo di vaccini, ma di componenti di questi vaccini, che ne ostacolano la produzione. La Ue ha esportato il 50% della sua produzione, gli Stati Uniti il 5%, verso Canada e Messico».

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