stupro di gruppo
L'insegnante di kitesurf cambia versione, per Ciro Grillo & Co si mette male. "La ragazza? Era in semi-hangover"
L'istruttrice di kitesurf che incontrò per una lezione la 19enne che ha denunciato Ciro Grillo e i suoi tre amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria per violenza sessuale di gruppo torna a parlare. La deposizione resa ad agosto dall'insegnante, che sostituiva il titolare - al quale la ragazza aveva scritto il messaggio: "Marco ieri sera ho fatto casino poi quando ci vediamo ti racconterò", e aveva mandato il vocale : "Ho fatto una ca**ata, poi te la racconterò, eh, niente, cioè parliamo un attimo ehm mi serve un po' una dritta diciamo proprio cinque dita in faccia mi servono, comunque ehm sto andando a lezione, mi spiace un casino che non ci sei", ricorda la Verità - è una delle (poche) armi in mano alla difesa.
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"Mi ricordo che è stata una lezione dove io non sono entrata in acqua perché il livello dell'allieva era avanzato. Quando ci siamo presentate mi è sembrata una ragazza vivace, solare ed estroversa. Posso dire che era eccitata ed euforica. Il primo approccio con lei è stato molto facile e sciolto e abbiamo iniziato a parlare brevemente delle sue origini", diceva allora agli inquirenti l'insegnante piemontese che lavora a Porto Pollo. "Ripeto che S. è molto portata per questo sport e quindi non ho avuto alcuna difficoltà con lei e si è dimostrata soddisfatta" e ancora: "Ricordo che la ragazza era molto entusiasta e felice della sua performance, nonostante fosse stanca perché la sera prima mi ha detto di di essersi recata con un'amica a fare festa, accompagnata da un taxi. Non ricordo precisamente dove, se a Porto Cervo o al Phi beach, comunque in Costa Smeralda. Ricordo di essere rimasta colpita che essendo giovani ragazze spendessero molti soldi per spostarsi da luogo a un altro in taxi. Non l'ho comunque commentato perché era un mio pensiero".
Sulla serata "non mi ha detto nulla anche perché eravamo a fine lezione ed è stato un commento estemporaneo". "Escludo che la ragazza abbia manifestato comportamenti tipici di una persona sotto gli effetti di alcoolici, anche perché non le avrei consentito di iniziare la lezione. Per quello che ho percepito quel giorno, pur non conoscendola, il suo stato d'animo potrebbe essere motivato dalla spensieratezza della sua età, dall'essere in vacanza e dal praticare uno sport, il kitesurf, con successo e dalla performance, come detto, che ha avuto quel pomeriggio con me".
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Dichiarazioni, soprattutto sullo stato psicofisico della 19enne, che in parte sembrano andare in una direzione diversa da quanto riferito dalla insegnante di kite in una intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera.
"Ricordo che mi hanno chiamato i carabinieri ad agosto, più o meno 15 giorni dopo la lezione, e ho raccontato che Silvia quel giorno era arrivata in semi-hangover, non proprio al massimo della lucidità. Mi è sembrata stonata, di quelle ragazze che arrivano stanche a fare la lezione, di sicuro non lucida", si legge nell'articolo.
"Io non voglio giudicare quel che è successo, queste sono cose per le quali la consapevolezza può maturare nel tempo. Se Silvia mi ha rivelato qualcosa riguardo allo stupro? Niente. Ricordo che mi aveva parlato del taxi preso per andare in Costa Smeralda e che ho pensato alle sue disponibilità economiche perché non tante si spostano in taxi. Non ho notato lividi sul corpo di Silvia perché aveva la muta e non l’ho aiutata a vestirsi" dichiara. "Mi ha detto che avevano bevuto parecchio - racconta l’insegnante - come le ragazze di quell’età che fanno le sei del mattino. Arrivano stanche e lei lo era sicuramente molto, poi stanno sotto il sole. Se non ricordo male non ce l’ha fatta a finire la lezione. Di che abbiamo parlato? Della cultura di suo padre norvegese, dei nonni. Non era cupa, piuttosto direi timida. Dello stupro l’ho saputo dai carabinieri. Non ho più né visto, né sentito Silvia", conclude. Il cronista le fa notare che il tenore delle sue dichiarazioni è distante da quello del verbale. "È passato molto tempo, quello che ricordo è quel che le ho detto", conclude Francesca.