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Piazzapulita, "loggia Ungheria una farsa". Davigo? Fin dove si spinge l'ex magistrato
La loggia Ungheria è la nuova P2? A “Piazzapulita”, l’approfondimento politico di LA7, giovedì 6 maggio, l’ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo, ricostruisce in esclusiva i fatti che lo vedono protagonista, insieme al pm milanese Paolo Storari, della consegna, fuori da ogni protocollo o deposito formale, dei verbali del faccendiere Piero Amara sulla presunta loggia massonica Ungheria di cui farebbero parte magistrati, politici, industriali e vertici delle forze dell'ordine. Ma il magistrato Sebastiano Ardita telefona in diretta e attacca Davigo.
E’ l’alba di un nuovo scandalo per la magistratura italiana e il CSM? Per capire cosa è successo a “Piazzapulita” bisogna partire dall’antefatto: nell'aprile 2020, il giovane pm milanese Storari diede a Davigo copie dei verbali con le rivelazioni choc di Amara, a causa di un conflitto con il suo procuratore capo, Francesco Greco, e con gli aggiunti Laura Pedio e Fabio De Pasquale, sia sulle presunte inerzie che facevano ritardare l'iscrizione nel registro degli indagati, sia sulla gestione dell'avvocato Amara, figura centrale nell'inchiesta Eni.
Oggi, il pm Storari è indagato a Roma per rivelazione di segreto e Davigo, che li portò ai vertici del CSM, è testimone, mentre l’ex segretaria di Davigo, Marcella Contrafatto, è indagata per calunnia ed è ritenuta colei che ha consegnato parte di quei verbali ad alcuni giornalisti. Il caso è culminato in una perquisizione e nell'inchiesta della Procura guidata da Michele Prestipino.
Dunque, questa presunta loggia massonica Ungheria è reale? E se esiste, è pericolosa per lo Stato italiano? E il Quirinale è stato informato? L’ex pm Piercamillo Davigo ha rilasciato un’intervista esclusiva all’inviato di Corrado Formigli per chiarire la sua posizione: “Sono abituato a essere sul banco degli imputati, non mi fa impressione, mi è già successo con Mani Pulite. Innanzitutto non erano verbali, ma copie word di verbali, Storari mi ha segnalato una situazione critica e mi ha chiesto di farmi un’opinione. Era incomprensibile la mancata iscrizione e le dichiarazioni di Amara, che io non ho mai incontrato, richiedeva indagini tempestive. Se esiste una loggia come la P2 o è un avvelenatore di pozzi? Si dovevano fare le indagini. Io ritenevo che non si potevano seguire le vie formali per evitare divulgazioni improprie e così ho informato Ermini e Salvi, i vertici del CSM. Se ne ho parlato con altri all’interno del CSM? Preferisco non dirlo, ma ne ho parlato con altri per alcune emergenze perché c’era un problema di spiegare per quale ragione avevo interrotto ogni rapporto con una persona (l’amico e giudice Ardita, nda). Il problema è che quando uno ha delle dichiarazioni che riguardano persone che occupano posti istituzionali importanti... se sono vere è grave, ma se sono false è gravissimo. Quindi in un caso e nell'altro bisogna fare le indagini tempestivamente per vedere se sono vere o se non lo sono. Per fare le indagini bisogna iscrivere e bisogna aprire un procedimento, non si possono tenere le cose ferme per mesi. La copia dei verbali non ufficiali passata ai giornali? Se è stata la mia segretaria mi stupisce molto. E’ ovvio che non lo ha fatto su mia spinta! Ripeto che io ho ritenuto che non dovevo formalizzare perché avrei fatto guai, se me lo avessero chiesto lo avrei fatto. Le regole di questo paese non sono sempre le più adatte a ricostruire la verità storica”.
Dunque, il pm Davigo porta quei verbali “bomba” ai vertici del CSM perché, a suo dire, se avesse fatto un esposto avrebbe rischiato la divulgazione delle carte con relativo terremoto istituzionale. Una ricostruzione che non persuade l’ex magistrato Alfredo Robledo in collegamento con “Piazzapulita”: “Piercamillo che è noto con diversi soprannomi, questa volta può essere definito Pieranguillo, sfugge ai problemi veri, non è vero affatto che avrebbe disvelato i documenti. E’ un’ipocrisia dire che non erano verbali, ma documenti word, erano copie sì, ma quelli erano i verbali! Doveva consigliare a Storari di non darglieli, di metterli in una busta chiusa e darli all’ufficio di presidenza del CSM. Davigo ha giustificato il suo comportamento con il timore di una divulgazione, ma lui ha parlato con Ermini come singolo, che ora dà una risposta completamente diversa su cosa è avvenuto, e con altri. Di fatto Pieranguillo ha fatto il divulgatore perché parlava con tutti. Mi meraviglio pure che un magistrato esperto come lui abbia avuto tutta questa preoccupazione, per me Amara è un avvelenatore di pozzi, conosce i segreti e mette l’uno contro l’altro. Questa è una farsa, altro che loggia Ungheria! C’è solo un faccendiere che vuole recuperare vantaggi personali e tutti se lo tengono buono. La verità è che parte dei servizi vogliono colpire Giuseppe Conte tirato in ballo nei verbali”.
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Poi il colpo di scena: la telefonata in diretta del giudice e membro del CSM, Sebastiano Ardita, indicato nei verbali sulla Loggia Ungheria e l’ex amico da cui Davigo ha preso le distanze. Ardita è un fiume in piena e il tono è quello di una persona delusa: “Al netto della bufala, è una cosa che non si può sentire, sono basito da alcune dichiarazioni di Davigo come ‘non potevo seguire le vie formali’, è un’affermazione gravissima. Stiamo parlando di un organo di autogoverno che dovrebbe regolare le modalità con le quali si accede al CSM che svolge il ruolo fondamentale di verificare che la giustizia sia amministrata in modo regolare, e mi devo sentire che non si possono seguire le vie formali? Ma in quale norma? Davigo riceve delle carte da un collega indagato in cui c’è il nome di un altro consigliere con cui non si parla e c’è grave inimicizia, lui coltiva questo tipo di rapporto e addirittura porta le carte informalmente ai vertici del CSM che nulla possono fare perché sono atti che provengono da un reato cioè la violazione del segreto. E’ un fatto di una gravità inaudita. Il mio rapporto con Davigo si interrompe prima di questi fatti per altre gravissime divergenze”. Formigli sottolinea che Davigo si è spaventato leggendo il nome di Ardita e il magistrato: “Non so se ridere o piangere. Davigo legge una riga con quattro affermazioni incongruenti. C’è scritto che sono pm a Catania nel 2006 e invece avevo finito nel 1999 e Davigo lo sa. C’è scritto che sono stato presentato nel 2006 all’avvocato Amara da una persona con la quale non ero affatto in rapporti confidenziali. Io on conosco l’avvocato Amara, l’avrò visto perché faceva l’avvocato a Catania, ma non aveva il mio numero di telefono, non mi sono mai seduto con lui. L’ho interrogato una volta nel 2018, punto. Davigo aveva tutti gli elementi per capire che era una bufala, di cosa doveva occuparsi? La cosa mi lascia di stucco. Sono disponibile a un confronto e a guardarlo negli occhi. Da quei giorni immotivatamente non mi parla più, ma le ragioni sono altre, ce le diciamo tutte e discutiamo in maniera ampia. E’ inaccettabile che si coltivi un rapporto con chi svolge un’indagine e in quella indagine ci sia una persona nemica e poi si dica che bisogna fare l’iscrizione. Se la Procura di Milano doveva attivarsi prima? Sono convinto che il pm greco abbia fatto tutto il possibile”.