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Cartabianca, urla e scontro tra Cacciari e Galli sulla "follia" coprifuoco e le riaperture: "Non ragioni"

Giada Oricchio
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A #cartabianca, il talk di Rai3, martedì 4 maggio, scontro tra Massimo Cacciari e il professor Massimo Galli sulle riaperture e il coprifuoco. Galli, virologo dell’ospedale Sacco di Milano, in collegamento con Bianca Berlinguer, denuncia una certa amarezza: “Paolo Mieli ha detto che sono una Cassandra? Sono il primo a dirlo. Già mi stanno dicendo di stare zitto con intimidazioni, avvertimenti, insulti, lo fa la solita pattuglia di certi giornali e di una parte politica, ma in questo momento storico lo scenario politico è di assoluto squallore. Vorrei considerare la diminuzione della curva un dato positivo, tuttavia la discesa era già attesa. Vediamo la situazione a fine maggio e speriamo che la progressione dei vaccini limiti i danni delle riaperture. Non mi diverto ad avere una visione pessimistica delle cose, ma è anche vero che se fossimo stati un po’ più pessimisti in passato avremmo salvato molte vite. Non vorrei avere un altro senno di poi”.

 

 

Ma i nodi coprifuoco alle 22 e restrizioni per ristoranti e bar senza spazi all’esterno per limitare la diffusione del Covid-19 è terreno di scontro con il filosofo Cacciari. "Non capisco la logica dell’orario, è assurda, una follia senza senso” sostiene lo studioso e il professor Galli: “Se mi fa parlare finisco il discorso, la logica è limitare l’uscita delle persone la sera”, “E allora impedite l’uscita, non la chiusura” urla Cacciari. Il virologo insiste: “Io infatti lo dico da una vita che le persone devono uscire il meno possibile. L’apertura è stata un errore ed è stata troppo anticipata. Sembra che stia difendendo una cosa che non voglio difendere, ma il punto è che le 22 è un orario in cui si può tentare di limitarne la diffusione perché inevitabilmente si crea un assembramento notturno”. Le voci si accavallano e Cacciari, arrabbiatissimo, salta dalla sedia come un lupo in gabbia: “Dovevamo aumentare le corse per andare al lavoro o a scuola, ma che rischio c’è se in un ristorante vuoto siamo in due con lo spazio giusto o se in un bar vuoto prendo un caffè con un amico?! Non c’è logica! E’ evidente l’irrazionalità delle norme. Io non faccio il virologo, ma ragiono: è un problema di regole. Se sono aperti i cinema e le chiese, non si capisce perché non può stare aperto il ristorante con norme serie e rigorose e con eventuali sanzioni. Se poi riaprono le discoteche allora siamo dei pazzi. Servono norme severe e rigorose per evitare gli assembramenti non per chiudere i locali, ma si deve poter vivere e non rimetterci miliardi e lavoro, ci si ammala anche di frustrazione, depressione, dispiacere, solitudine”.

 

 

Il botta e risposta si fa incandescente con Galli che replica: “Su questo mi dispiace non ragiona! Non fa il virologo? Ecco, ognuno faccia il suo mestiere! Oggettivamente la sera c’è assembramento, non si capisce che il virus cammina sulle gambe delle persone, continuiamo così e facciamo finta di non capire. Per me le aperture serali erano premature, fermo restando che ci sono delle contraddizioni. Sia chiaro però che non siamo ancora in grado di reggere spostamenti di italiani come prima della pandemia. Per fare 30 milioni di dosi che sono quelle necessarie per stare più sicuri, servono 60 giorni. Aspettiamo 15 giorni e speriamo di poter cambiare le regole”.

 

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