confessione

Racconto choc di Spirlì sullo stupro subito. Poi distrugge Luxuria sull'omofobia: il gay-nazismo un problema per l’umanità

Giorgia Peretti

Il monologo di Fedez sul palco del concertone del primo maggio risuona anche nello studio di Quarta Repubblica. Nella puntata di lunedì 3 maggio, del talk di approfondimento sotto la conduzione di Nicola Porro su rete 4, si discute sul ddl Zan e sulla libertà di pensiero. Il tema principe del primo blocco è proprio la polemica nata dallo sfogo di Fedez contro la Rai, accusata di censurare gli artisti. E sull’onda della libertà di parola viene riproposto anche l’intervento satirico della coppia di Pio e Amedeo al centro della polemica per le loro battute. Il duo in un dialogo sul politically correct sdoganano alcuni insulti da “neg*o” a “fro*io” - invitando le vittime del turpiloquio a “fare una risata in faccia”. Un tentativo di sdrammatizzare che però li conduce dritti nel centro della polemica.

 

 

Ospite in collegamento il presidente della regione Calabria, Antonino Spirlì che commenta la vicenda di Pio e Amedeo così: “Dico ric*hione, dico neg*o, dico fro*io. Le parole non possono essere bruciate come sono bruciati i libri. Perché poi chi ha bruciato le parole, i libri alla fine ha bruciato anche le persone. Questo gay nazismo è imperante, sta diventando un grande pericolo per l’umanità!”. Il presidente Spirlì è omosessuale dichiarato come fa notare Porro: “Tu sei un omosessuale dichiarato, non hai subito violenze… Immagino che non sia stato facile” continua. Spirlì conferma e racconta la sua drammatica storia: “Io sono vittima di stupro. Io a 25 anni sono stato stuprato e lasciato morire, non so come ho fatto a svegliarmi dopo tre giorni di coma. Per ricostruire la mia vita ci ho impiegato 10 anni, per cui sono uno di quelli che sa perfettamente cosa significa la piaga della violenza. Io la piaga della violenza l’ho pagata quotidianamente.”

 

 

Poi incalza: “Quindi non sono uno che parla a vanvera non sono le parole che mi offendono. Mi offende il sentimento che viene messo dentro le parole. Quando di parla di violenza bisogna capire che cosa si intende veramente”. Spirlì continua la sua invettiva contro chi cavalca le parole senza capire il sentimento contenuto: “Non mi offende la parola 'ric*hione' mi offendono le botte subite. Quello non dipenda dalla parola ma dall’educazione che si dà alle persone". Secondo Spirlì non si dovrebbe dunque attaccare la satira dei comici pugliesi, perché non vi era alcuna offesa, e risponde alle critiche di Vladimir Luxuria così: “Tutto può essere insulto, ma sta nell’intenzione. Non sono le parole che devono essere perseguitate. Pio e Amedeo hanno fatto un monologo molto simile al mio. Dove sono stato attaccato da tutta l’organizzazione arcobaleno. Per loro sarei stato un omofobo, io non voglio essere incatenato a nessuna categoria”.