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Pfizer, in arrivo la pastiglia che cura il Covid. Ma le varianti fanno scattare la terza dose di vaccino

Giorgia Peretti
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“Eviterà lo sviluppo della malattia e l’infezione polmonare”. Si parla della pastiglia cura Covid nella puntata di venerdì 30 aprile, de L’aria che tira. Il programma di approfondimento mattutino condotto da Myrta Merlino, su La 7, ospita la direttrice medica di Pfizer Italia, Valentina Marino. Da qualche giorno circola la notizia di una pasticca in grado di curare il coronavirus e affiancare il lavoro di prevenzione svolto dal vaccino. Ma chi la produce? Pfizer, ovviamente. I primi risultati sono incoraggianti poiché avrebbero dimostrato una potente azione antivirale contro il SARS-CoV-2 così come per altri tipi di coronavirus. La dottoressa Marino la descrive così: “È un farmaco antivirale. Questo eviterà lo sviluppo della malattia severa, e la grave infezione polmonare. Siamo ancora in fase 1, nella fase della ricerca del dosaggio adatto e compatibile ma, visti i tempi con cui la ricerca sta andando avanti, puntiamo a realizzare una fase 3 in tempi ridotti". La pasticca, dunque, non solo rappresenterebbe un rimedio alternativo/complementare all’effetto immunizzate del vaccino ma significherebbe anche un passo verso la convivenza con il virus. Potendo essere curato come una normale influenza.

 

 

Una volta tornati con i piedi a terra, in studio, non tarda la domanda sulla quantità delle dosi Pfizer, in arrivo per il paese: “I vaccini arriveranno in maniera importante. Siamo entrati in pieno regime, avremo 2 milioni di dosi a fine maggio, dal 31 più di 3 milioni e mezzo a settimana. Per arrivare a 22 milioni di dosi entro fine giugno. Esiste l’imprevedibilità e l’imprevisto quindi la sicurezza non l’abbiamo ma stiamo lavorando per entrare a regime ed evitare altri stop and go” – risponde la Marino. Nel salotto della Merlino si vaglia l’ipotesi di vaccinare anche i più piccoli, i ragazzi dai 12 in su, che rappresentano il maggiore bersaglio delle nuove varianti. “Abbiamo già i risultati dello studio che va dai 12 ai 16 anni, stiamo raccogliendo i dati per mandarli all’FDA americana e verranno sottomessi anche all'EMA a brevissimo. Il vaccino è identico. Abbiamo già fatto delle sperimentazioni negli Stati Uniti e in Sud America ma il campione non era sufficiente"- dice la dottoressa. Un’ipotesi abbastanza vicina, perché una volta ottenuta l’autorizzazione dall’Ema, i vaccini potrebbero arrivare in Italia entro ottobre: “Dipenderà dal piano vaccinale di ogni paese, ma nel momento in cui Ema approva, nel giro di poco il vaccino potrebbe arrivare”.

 

 

Sul tema delle varianti invece la direttrice di Pfizer avverte: “I vaccini dovranno adattarsi alle varianti laddove queste impattassero in maniera importante la proteina Spike. Noi intanto stiamo lavorando per una differente conservazione del vaccino in un frigo normale. Come stiamo lavorando per arrivare ad un vaccino monodose”. Infine, la questione del richiamo, una volta effettuato il vaccino si dovranno eseguire più somministrazioni per mantenere alta l’immunità al virus: “Siamo in fase di studio sulla durata precisa di immunità. Abbiamo dati che dimostrano una durata dell'immunità in maniera importante per sei mesi. Molto probabilmente il richiamo andrà fatto. Ci sarà una potenziale terza dose che servirà da booster per aumentare l’immunizzazione oppure per contrastare le varianti” conclude la Marino.

 

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