Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Da Pietrostefani ad Alimonti, chi sono i sette terroristi rossi catturati in Francia

Lorena Cacace
  • a
  • a
  • a

Sette ex terroristi rossi, attivi tra gli anni ’70 e ’80 in Italia, sono stati arrestati in Francia su richiesta del nostro Paese, in un’operazione denominata «Ombre rosse» e destinata a cambiare per sempre la «dottrina Mitterand». A finire in manette cinque ex membri delle Brigate Rosse: Giovanni Alimonti, che deve scontare una pena di 11 anni, 6 masi e 9 giorni; Enzo Calvitti, condannato a 18 anni, 7 mesi e 25 giorni; Roberta Cappelli, condannata all’ergastolo come gli altri due fermati, Marina Petrella e Sergio Tornaghi. Arrestato anche Giorgio Pietrostefani, fondatore di Lotta Continua, che deve scontare 14 anni, 2 mesi e 11 giorni come mandante dell’omicidio Calabresi, e Narciso Manenti, ex Nuclei Armati Contropotere Territoriale, condannato all’ergastolo.

 

Altri tre sono in fuga: tra questi Giovanni Ventura, uno dei responsabili dell’Autonomia milanese che «non ha mai commesso agguati ed è accusato di reati commessi nella manifestazione» in cui venne ucciso il vice brigadiere Antonio Custra, come ha ricordato il giudice Guido Salvini che si era occupato dell’omicidio Custra.
Gli arresti hanno una «portata storica», sottolinea la ministra della Giustizia Marta Cartabia, e non solo per i familiari delle vittime ma anche per il Paese intero, che deve fare i conti con le ferite aperte del terrorismo interno. A dirlo è il premier Mario Draghi, che ha espresso la soddisfazione del governo per la scelta francese di consegnare «responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta. La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani».

Con la dottrina Mitterand la Francia è stata terra sicura per gli ex terroristi rossi italiani, che Oltralpe si sono rifatti una vita, sfuggendo alle condanne. «Con gli arresti di oggi si rende giustizia a chi ha perduto la vita e ai familiari. Credo si chiuda anche la pagina dell’ignobile dottrina Mitterand», ha sottolineato il ministro del Lavoro ed ex Guardasigilli Andrea Orlando.

La svolta, chiariscono da Parigi, è arrivata direttamente dal presidente Emmanuel Macron, che «ha voluto risolvere questo tema, come l’Italia chiedeva da anni. La Francia, lei stessa colpita dal terrorismo, comprende l’assoluto bisogno di giustizia delle vittime», si legge in una nota dell’Eliseo. «Sono orgoglioso di partecipare a questa decisione che, spero, permetterà all’Italia, dopo 40 anni, di voltare una pagina della sua storia macchiata di sangue e di lacrime», ha aggiunto il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti.

Per i familiari delle vittime la giornata di ieri segna una svolta, ma per molti la verità è ancora lontana, come ha rimarcato Emanuela Piantadosi, presidente dell’Associazione Vittime del dovere, che chiede «la verità sugli Anni di Piombo e i mandanti delle stragi». Per Mario Calabresi, figlio del commissario assassinato a Milano il 17 maggio 1972, «oggi è stato ristabilito un principio fondamentale: non devono esistere zone franche per chi ha ucciso. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo».

A parlare è anche Adriano Sofri che ha affidato a un lungo post su Facebook il suo pensiero, in particolare nei confronti di Giorgio Pietrostefani, come lui condannato come mandante dell’omicidio Calabresi. Secondo l’ex leader di Lotta Continua, è «proprio lui il piatto forte della retata. Da quando ho ricevuto la notizia dell’arresto di Giorgio Pietrostefani sono combattuto fra due sentimenti opposti, quasi cinici: la paura che muoia nelle unghie distratte di questa fiera autorità bicipite transalpina e cisalpina, e un agitato desiderio che torni in Italia. Un desiderio da vecchio amico, e anche lui è vecchio, forse ce l’ha anche lui un desiderio simile».
 

Dai blog