Il Covid non ferma i "ladri della bellezza". Ma i carabinieri recuperano 501mila beni d'arte
Nemmeno il Covid ha fermato i “ladri della bellezza”. Nel 2020 i trecento carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale hanno recuperato 501.574 beni d’arte. Con i luoghi della cultura chiusi e i mercati a singhiozzo, i traffici illeciti si sono adattati ai nuovi orientamenti di vendita, spostandosi su modalità a distanza. La maggior parte dei recuperi del 2020 riguarda il settore antiquariale, archivistico e librario (483.978); a seguire i reperti archeologici, paleontologici e numismatici provenienti da scavi clandestini (17.596). Sono state sequestrate 1.547 opere contraffatte: falsi di arte contemporanea (ma non solo) che, qualora immessi sul mercato, avrebbero fruttato alle organizzazioni criminali oltre 415 milioni di euro.
I furti hanno fatto registrare un decremento del 17,6% (287 a fronte dei 345 del 2019). Sono diminuiti soprattutto quelli ai danni della collettività: biblioteche (-50%, da 12 a 6), luoghi di culto (- 17%, da 135 a 112), musei (– 21,4%, da 14 a 11). Le attività svolte in collaborazione con Forze di polizia estere, Europol e Interpol, insieme alla “diplomazia culturale”, hanno permesso il rimpatrio di molte opere di notevole rilevanza, come il Ritratto di gentiluomo attribuito a Tiziano Vecellio e stimato in 6 milioni di euro (esportato in Svizzera) o i preziosissimi libri antichi rintracciati nel Regno Unito. Nella lotta alla contraffazione, accanto ai falsi Balla, Schifano, Warhol e De Chirico, spiccano l’imitazione di un Van Gogh con i covoni di grano e il sequestro di 134 opere apocrife di Silvano Campeggi, l’autore dei manifesti che hanno fatto la storia del cinema, da Via col vento a Ben Hur e Quo vadis?
Preziosi ritorni hanno caratterizzato l’anno trascorso. Ne è esempio la splendida Testa di divinità femminile romana, risalente al I secolo d.C. Si trovava all’ingresso del Foro Romano, ma il 12 dicembre 1977 venne stata staccata di netto dal suo busto panneggiato e portata via da ladri, al momento non identificati. E' stata rintracciata nel catalogo di un'asta indetta per il 13 dicembre 2020 a Monte Carlo: il prezzo di partenza per la vendita era 20mila euro. Il suo proprietario, che potrebbe essere all'oscuro della provenienza illecita del reperto archeologico, è un collezionista straniero.
Il 2020 si è concluso con la restituzione dello storico Orologio a pendolo del Quirinale. Collocato sulla torre del palazzo nel 1854 per volere di Pio IX, dismesso nel 1961 e affidato a un Istituto romano, dal quale lo hanno trafugato. Alla vigilia di Natale il voluminoso “pacco”, avvolto in un panno rosso-blu e ornato da coccarde tricolore, è stato recapitato presso l’androne dell’alloggio presidenziale. Un biglietto di auguri diretto al Capo dello Stato, firmato dal Ministro della Cultura e dal Comandante Generale dell’Arma, lo accompagnava con le seguenti parole: “Nessuna lancetta segnerà l’ora in cui smetteremo di amare l’Italia”.
Un altro pezzo della nostra storia è stato recuperato di recente: si tratta di un frammento dell'obelisco di Montecitorio, che l'imperatore Augusto portò a Roma nel X secolo A.C. dall'Egitto. L'obelisco, realizzato all'epoca del faraone Psammetico II, era collocato nella città di Eliopoli. Nel 1084, durante il sacco di Roma, venne abbattuto. A fine del '700 papa Pio VI avviò i lavori di riparazione: nel 1998 venne inaugurata la nuova sistemazione a piazza Montecitorio. Uno dei frammenti mancanti, che contiene il cartiglio del faraone, finì ai conti Orlando Castellano che li cedettero allo statista Vittorio Emanuele Orlando, che, a sua volta, lo cedette a un antiquario romano, il cui discendente nelle settimane scorse lo ha restituito ai carabinieri. Ora il Ministero dei Beni culturali dovrà decidere dove ricollocare questo frammento.
Sempre nel mese in corso, i militari del Tpc - quasi per caso - si sono imbattuti in una statua acefala di un togatus dell'Antica Roma (risalente al I secolo A.C.): era in vendita per circa 100mila euro in una galleria antiquaria di Bruxelles, a place du Grand Sablon. I carabinieri, liberi dal servizio, hanno avuto l'intuito di approfondire e hanno scoperto che era stata trafugata nel 2011 da villa Marini Dettina, a Roma. I carabinieri l'hanno quindi restituita ai legittimi proprietari: dei collezionisti privati.
“L’avvento di nuove tecnologie, a cui stiamo lavorando, ci consentirà di ottenere risultati sempre migliori” promette il generale Roberto Riccardi, comandante del TPC. “Non è una speranza, è un dato concreto che registriamo a ogni giro di boa. Parafrasando il poeta Nazim Hikmet, l’anno migliore per la tutela dobbiamo ancora viverlo. Il futuro ci restituirà il passato. Ogni anno, infatti, recuperiamo da tempi e luoghi lontani più beni culturali di quelli che spariscono”.