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Ciro Grillo, anche botte e schiaffi alla ragazza. Cosa spunta dalle carte (e sul video choc)

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Non cala il clamore sulla vicenda giudiziaria legata al figlio di Beppe Grillo, Ciro Grillo, indagato per violenza sessuale di gruppo insieme ad altri tre giovani della Genova bene ai danni di una ragazza di 19 anni conosciuta in vacanza, in Sardegna. Nuovi dettagli emergono dalle indagini mentre si avvicina il momento delle richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione per il rampollo del fondatore del Movimento 5 Stelle e i suoi amici. A svelare un nuovo aspetto contenuto nelle carte dell'inchiesta condotta dalla Procura di Tempio Pausania  

 

Le due ragazze -  quella che ha denunciato era in compagnia di una amica -  sostengono entrambe di essere state abusate, riporta Repubblica, "seppur in modi e in orari diversi" al termine di una serata con alcol dopo l'incontro tra le comitive al Billionaire, il locale di Porto Cervo. La Procura sta passando al vaglio i fatti "come quegli schiaffi sulla schiena inferti a Silvia (nome di fantasia, ndr) durante il rapporto sessuale di cui si trova traccia negli atti del fascicolo di indagine del procuratore di Tempio Gregorio Capasso e del sostituto Laura Bassani", riporta il quotidiano. Elementi che potrebbero essere considerati dagli inquirenti per dimostrare la violenza. 

 

Intanto è scontro sul video di pochi secondi girato quella notte da uno degli indagati, a cui ha fatto riferimento Beppe Grillo nel suo intervento sui social in difesa del figlio. "Frammenti di video intimi vengono condivisi tra amici, come se il corpo di nostra figlia fosse un trofeo", è lo sfogo dei genitori della ragazza presunta vittima di stupro di cui è accusato Ciro Grillo trasmesso dall’avvocato difensore, Giulia Bongiorno.

 

Video che potrebbe assumere nuove interpretazioni investigative, si apprende sempre da Repubblica: "se la responsabilità iniziale è dei ragazzi che lo hanno girato e diffuso, adesso è anche di chi, colpevolmente e scientemente, ha continuato a farlo girare, inoltrandolo, a raccontarlo. Inutile dire che basterebbe soltanto questo per giustificare l'esitazione della ragazza rispetto alla denuncia, quei famigerati otto giorni - si legge sul quotidiano che parla di una forma di ricatto - È probabile che lei sapesse dell'esistenza di questo video e che temesse che, dopo la denuncia, sarebbe saltato fuori". 

 

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