Su nostra figlia fango e bugie. Caso Grillo, lo sfogo dei genitori della ragazza
Nelle stesse ore in cui i genitori della ragazza italo-norvegese che accusa di stupro Ciro Grillo e tre amici, parlano di «fango» e di «falsità che si continuano a dire sul conto di nostra figlia» con il suo «corpo trattato come un trofeo», il Procuratore di Tempio Pausania, Gregorio Capasso è al lavoro per ridefinire il capo di imputazione su alcuni degli indagati. Cambia, infatti, la posizione di alcuni dei quattro giovani accusati dello stupro di gruppo sulla studentessa in vacanza in Costa Smeralda. Come apprende l’Adnkronos, la Procura di Tempio Pausania, che indaga per violenza sessuale di gruppo, sta ridefinendo in queste ore i capi di imputazione per alcuni degli indagati. In particolare, viene modificato il secondo capo di imputazione, che riguarda una serie di foto in cui si vedono a tratti due, a tratti tre ragazzi, con i genitali scoperti appoggiati sul capo della seconda ragazza, R.M, amica di S.J., che dorme. In alcune immagini, sfocate, non si vede il volto dei giovani coinvolti. E nei recenti interrogatori che si sono tenuti, in segreto, negli uffici della piccola procura della Gallura, i ragazzi hanno dato la propria versione dei fatti.
Uno di loro, Francesco Corsiglia, si è smarcato dicendo che stava dormendo e per dimostrarlo al pm ha detto: «Io non ci sono in nessuna delle foto». Dopo gli interrogatori il Procuratore Gregorio Capasso e la pm Laura Bassani, che avevano chiuso l’indagine nello scorso novembre, si sono messi nuovamente al lavoro per ridefinire gli ultimi eventi. Compresi gli interrogatori e le numerose indagini difensive presentate dai legali. Tra queste, al momento, non c’è la consulenza di Marco Salvi, il professionista incaricato dalla difesa di Beppe Grillo di far luce sulle dichiarazioni della ragazza italo-norvegese di 19 anni che accusa Ciro Grillo e gli altri ragazzi di stupro di gruppo nei suoi confronti. L’esperto specializzato in medicina legale che in passato si è occupato del seriale killer Donato Bilancia e della morte di Carlo Giuliani al G8, ha spiegato che il suo lavoro sarà fatto «sulle carte, non devo certo periziare la ragazza. Con a disposizione gli atti dell’indagine, la documentazione, le testimonianze ed eventuali certificazioni sanitarie, il mio compito sarà cercare di capire, dal punto di vista medico legale, le sue condizioni psicofisiche al momento del fatto». Ma sul tavolo della Procura di Tempio Pausania queste relazioni non sono ancora arrivate.
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A questo punto passerà ancora del tempo prima di chiudere l’inchiesta. Gli inquirenti smentiscono «una nuova indagine» ma i nuovi capi di accusa fanno parte sempre dello stesso fascicolo. Nonostante l’indagine sia stata chiusa più di cinque mesi fa gli ultimi interrogatori hanno fatto riaprire il fascicolo. Soltanto alla fine delle indagini "suppletive" sarà depositato in cancelleria un nuovo avviso di conclusione delle indagini. E solo dopo la Procura chiederà il rinvio a giudizio o il non luogo a procedere dei quattro giovani, che smentiscono e dicono all’unisono che la ragazza «era consenziente».
Intanto, emergono nuovi, agghiaccianti particolari dalle carte dell’inchiesta a carico di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Negli atti, come apprende l’Adnkronos, gli inquirenti parlano anche di «schiaffi sulla schiena e sulle natiche» di S.J., la ragazza che poi ha raccontato tutto ai magistrati, al suo ritorno dalla Sardegna, una settimana dopo il presunto stupro di gruppo. La giovane si è presentata alla clinica Mangiagalli di Milano per farsi visitare e poi sporgere denuncia nei confronti dei quattro genovesi. Decine e decine di pagine in cui la ragazza racconta quanto sarebbe accaduto nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019. Tra le lacrime, la giovane ha raccontato ai magistrati di essere stata «costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno», di essere stata «afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka» e di essere anche stata «costretta ad avere rapporti di gruppo» dai quattro giovani indagati che, secondo l’accusa, avrebbero «approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica» di quel momento. La ragazza, infatti, era sotto gli effetti dell’alcol. Agli atti dell’inchiesta anche dei selfie che, secondo la Procura, proverebbero ulteriormente, la violenza di gruppo. In uno dei selfie si vedono due dei giovani che appoggiano i genitali sul corpo dell’altra ragazza. Quelli per i quali si è aggravata la posizione.
«Il residence» in cui sarebbe avvenuto lo stupro, come scrivono i magistrati nelle carte dell’inchiesta visionate dall’Adnkronos, «è stato individuato grazie a un selfie scattato» dalla giovane ragazza ed «è riconducibile» proprio al garante del M5S Beppe Grillo. Che nei giorni scorsi ha fatto un video, diventato virale, in cui grida l’innocenza del figlio Ciro e degli altri tre giovani definiti «co...i» ma «non stupratori». Un procedimento blindato, blindatissimo, in una piccola Procura che si occupa di centinaia di reati, e che d’estate va in tilt, perché copre tutta la Costa Smeralda. Sono appena quattro sostituti che devono lavorare su centinaia e centinaia di fascicoli, come riferisce il Procuratore Gregorio Capasso. I magistrati sono convinti che «non fu sesso consenziente», come dice invece la difesa degli indagati. Ciro Grillo è difeso da Enrico Grillo, nipote del garante del M5S. Ernesto Monteverde e Mariano Mameli difendono Edoardo Capitta, Romano e Barbara Raimondo e Gennaro Velle difendono Francesco Corsiglia e Paolo Costa difende Vittorio Lauria. Loro continuano a ripetere, e lo hanno fatto anche durante gli interrogatori recenti, che fu «sesso consenziente». Anche se uno dei ragazzi, Francesco Corsiglia, che in questo periodo si trova in Spagna per l’Erasmus, prende adesso le distanze dagli altri e spiega che lui, in quelle ore, mentre sarebbe avvenuto lo stupro di gruppo, dormisse. Racconti che divergono dalle parole di accusa della ragazza agli inquirenti: «Verso le sei del mattino - si legge in un verbale - mentre R. M. (l’amica della vittima ndr) dormiva», scrivono i magistrati, la giovane è «stata costretta» ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box doccia del bagno, con uno dei ragazzi. «Gli altri tre indagati hanno assistito senza partecipare». Poi un’altra violenza, costringendo, secondo l’accusa, la giovane a bere mezza bottiglia di vodka contro il suo volere.
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La Procura ha anche una serie di fotografie e immagini che ha inserito nel fascicolo. «La ragazza ha poi perso conoscenza fino alle 15 quando è tornata a Palau», scrivono i pm. La «lucidità» della vittima «risultava enormemente compromessa» quando è stata «condotta nella camera matrimoniale dove gli indagati» l’avrebbero costretta ad avere «cinque o sei rapporti» sessuali. Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria negano con forza tutte le accuse di violenza sessuale. E dicono che le prove sarebbero in un video girato proprio quella notte. E sul video intervengono i genitori della ragazza, attraverso l’avvocata Giulia Bongiorno: «Non è facile rimanere in silenzio davanti alle falsità che si continuano a scrivere e a dire sul conto di nostra figlia, aggiungendo dolore al dolore: il nostro e il suo. D’altro canto, sarebbe fin troppo facile smentirle sulla base di numerosi atti processuali che sconfessano certe arbitrarie ricostruzioni e che, per ovvie ragioni, non possono essere resi pubblici», dicono. «Abbiamo appreso, inoltre, che frammenti (frammenti!) di video intimi vengono condivisi tra amici, come se il corpo di nostra figlia fosse un trofeo: qualcosa che ci riporta a un passato barbaro che speravamo sepolto insieme alle clave», aggiungono. E poi concludono: «Confidiamo nel fatto che tutto questo fango sarà spazzato via facendo emergere la verità. In ogni caso, la fiducia nella giustizia e il rispetto per le istituzioni - che ci hanno guidato finora e che continueranno a guidarci in futuro - non significano che siamo spettatori passivi: abbiamo conferito mandato al nostro legale di agire in sede giudiziaria contro tutti coloro che a qualsiasi titolo partecipano e parteciperanno a questo deplorevole tiro al bersaglio».
Nei giorni scorsi, uno degli indagati, Lauria, è stato intervistato da "Non è l’Arena" di Giletti e il giovane, con voce contraffatta, spiega: «Nel video si vede proprio che la ragazza, uno, sta benissimo. E due che noi non costringiamo niente» dice il ragazzo. «Si dice che l'avete costretta a bere vodka» gli chiede il giornalista. «Costretta, esattamente, ma invece è stata proprio lei a prenderla. Da sola e per sfida. Perché noi non riuscivamo a berla e lei per sfida ha detto: dai ce la faccio e se l’è bevuta tutta, "gocciolandola". Ma alla fine non era tanta, era un quarto di vodka...Non lo so adesso. "Dai, che ce la faccio" e se l’è bevuta. E poi è andata a dire che l’ho presa io per la gola... ». Per rafforzare la loro tesi i giovani hanno raccontato ai magistrati che dopo il primo rapporto, lei e il primo ragazzo, sarebbero andati insieme a comprare le sigarette, e al ritorno, nella villa del Pevero, a Porto Cervo, lei avrebbe avuto rapporti consenzienti con gli altri tre. E che nei giorni seguenti ci sarebbero stati scambi di messaggi con i ragazzi. La denuncia è avvenuta solo successivamente, quando la ragazza era tornata a casa a Milano, quando ha raccontato quanto avvenuto durante una visita alla clinica Mangiagalli. Grillo, nel video diventato virale, ha definito «strano» il fatto che la denuncia sia avvenuta solo dopo «otto giorni». Ma la ragazza ha raccontato di avere denunciato tutto solo al ritorno a casa, a Milano, dopo essersi confidata con i genitori. Gli stessi genitori che, attraverso l’avvocata Giulia Bongiorno, tornano a farsi sentire. E dopo avere attaccato nei giorni scorsi Grillo per il video, affermando che «il tentativo di fare spettacolo sulla pelle altrui è una farsa ripugnante», oggi parlano di «fango» di un corpo trasformato in trofeo. Spetta adesso alla Procura di Tempio Pausania mettere insieme tutti i pezzi di questo puzzle che, da qualunque parte si guardi, sprigiona solo dolore.
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