Le feste restano un tabù, settore del wedding in protesta. Ancora vietati ricevimenti per i matrimoni
L'Italia riapre e prova a ripartire. Per finta, ma riapre. La maggior parte delle Regioni torna da oggi zona gialla, riaprono musei, cinema e teatri (con limitazioni di capienza e obbligo di prenotazione). Si potrà tomare al bar o al ristorante a pranzo e a cena, anche in questo caso con diverse limitazioni tra cui la conferma del coprifuoco alle 22 e l'obbligatorietà di consumare al tavolo e all'aperto. Non sarà ancora consentito invece organizzare feste private. Tradotto: niente pranzi o cene, neanche con pochi intimi per festeggiare matrimoni, cresime, prime comunioni e battesimi. Considerando che la maggior parte di questi eventi (specialmente cresime e prime comunioni) si tiene in maggio, per il settore è una mazzata non da poco.
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Per questo il comparto oggi manifesterà per chiedere al governo l'approvazione del protocollo per la ripartenza e conseguente ripresa dei matrimoni e degli eventi privati, l'adeguamento del fondo e l'accelerazione nella liquidazione dei ristori. Le aziende stanno anche valutando l'attivazione di una class action. Gli operatori economici del settore wedding and events, dimenticati dal decreto riaperture, illustreranno il loro manifesto oggi alle 11 in dodici piazze d'Italia (Milano, Torino, Trieste, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Campobasso, Bari, Palermo, Cagliari) in altrettanti flash mob organizzati da Unanime, la confederazione che raccoglie 15 associazioni del comparto, in collaborazione con Federmep, Assoeventi e Feu. Una delegazione delle associazioni parteciperà alla manifestazione di Roma indetta da Insieme per il Wedding. «Oltre 50mila operatori economici e oltre mezzo milione di lavoratori sono fermi per decreto da 14 mesi. Imprese e professionisti che fino al 2019 con la loro attività creavano un giro di affari da circa 60 miliardi all'anno, drammaticamente ridotto del 90 percento. Nonostante le garanzie a tutela della salute pubblica contenute nel protocollo che abbiamo presentato alle istituzioni», spiegano Serena Ranieri, Michele Boccardi e Adriano Ceccotti, in rappresentanza di Federmep, Assoeventi e Feu.
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Secondo gli operatori economici del settore, il governo «ha inspiegabilmente deciso di non indicare nessuna data per la ripresa dei matrimoni e degli altri eventi privati, cancellando di fatto anche la stagione estiva. Una scelta irragionevole che avrà conseguenze pesantissime per il settore: se non sarà indicata da subito una data per la ripartenza il 2021 sarà persino peggiore del 2020. La prima metà di quest'anno è già persa, senza certezze rischiamo di perdere anche buona parte degli eventi di luglio. Tradotto in numeri: un calo del fatturato di circa il 40% sul già devastante 2020 e una perdita sul 2019 di circa il 95%». Da qui la richiesta al governo di riaperture in sicurezza, e accanto ad essa un adeguamento del fondo per il settore e una accelerazione nella liquidazione dei ristori contenuti nel decreto Sostegni, ancora arenato al Senato.
«Quel che chiediamo è straordinario: tornare a lavorare, a realizzare i sogni dei nostri sposi e degli altri clienti. Alla luce dell'ultimo decreto siamo i più colpiti dalle restrizioni imposte dai governi e pretendiamo risarcimenti adeguati, non le briciole arrivate sino ad ora. Gli emendamenti al decreto Sostegni sono un timido passo: quello definitivo è contenuto nella class action che stiamo predisponendo», concludono Ranieri, Boccardi e Ceccotti. Una protesta condivisa dalla Lega. «Le società che si occupano di catering e banchetti potranno organizzare servizi a fiere, convegni e congressi da centinaia o migliaia di ospiti, alla luce del decreto che prevede dal 15 giugno il via libera alle fiere e dal primo luglio a convegni e congressi. Le stesse aziende invece non potranno occuparsi di banchetti conviviali da poche decine di persone per matrimoni, battesimi, cresime e prime comunioni. Un paradosso contro il buonsenso ideologicamente insormontabile per Pd e M5s?», attacca il vicecapogruppo del Carroccio alla Camera Alessandro Pagano. La ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini (FI), invece, promette: «Dal primo giugno vogliamo i ristoranti al chiuso aperti anche a cena, vogliamo che riparta il settore del wedding e va risolto l'incidente sui centri commerciali che devono poter aprire anche durante i week end».
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