Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Linea dura sul coprifuoco. Il Viminale smentisce la Gelmini

Ronny Gasbarri
  • a
  • a
  • a

Il ritorno della zona gialla in gran parte d'Italia, e il conseguente allentamento delle restrizioni, non «silenzia» il dibattito sul coprifuoco alle 22. Anzi, la misura confermata dall'esecutivo Draghi con l'ultimo decreto legge Covid resta per il centrodestra, di governo e opposizione, bersaglio da puntare. Lo scontro più accesso si consuma fra Enrico Letta e Matteo Salvini reo, a dire del segretario del Pd, di aver messo in piedi «una raccolta firme contro il coprifuoco messo dal governo di cui fa parte. Se non ci vuole stare non ci stia». «Letta non si fida degli italiani e li vuole tenere ancora chiusi in casa. Io mi fido e vorrei che tornassero a vivere, lavorare, sorridere», la pronta risposta del leader del Carroccio. Per la ministra degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, se i dati dei contagi continueranno e migliorare, «a metà maggio» il coprifuoco potrà cambiare. «Il nostro obiettivo è quello di abolirlo» annuncia al Messaggero, spingendosi tuttavia oltre il consentito quando assicura: «Chi va a cena fuori può stare tranquillamente seduto al tavolo fino alle 22 e poi, una volta uscito dal locale, far ritorno a casa senza alcun rischio di ricevere sanzioni».

 

 

Messaggio che cozza con la circolare diramata da poche ore dal Ministero dell'Interno in vista delle riaperture. E così, l'uscita della Gelmini innesca l'immediata smentita del Viminale per bocca del sottosegretario Carlo Sibilia. «Sono stato tra quelli che auspicavano il coprifuoco alle 23 ma la cabina di regia, dove siedono i rappresentanti di tutti i partiti, ha deciso per le 22 - ricorda -. Detto ciò, la legge e la circolare del Viminale è chiara e ora prevede il ritorno a casa proprio alle 22, anche per chi cena all'aperto». Insomma, meglio chiarire subito la questione così da evitare «interpretazioni personali» che possono generare «confusione tra i cittadini e mettere in difficoltà le forze dell'ordine». «Se c'è qualcosa da dire sugli aspetti di sicurezza - è poi l'affondo di Sibilia - non è il caso lo faccia il Ministro degli Affari regionali. In Italia l'unica voce credibile e autorità competente in questo senso quella del Ministro dell'Interno». E il Viminale appunto ha già dettato la linea: il coprifuoco è fissato alle 22.

 

 

Per quanto? Fosse per Matteo Salvini probabilmente avrebbe le ore contate. Il leader della Lega infatti non perde occasione per attaccare la misura che «continua ad avere sempre meno senso» viste «le buone notizie in arrivo dagli ospedali di tutta Italia». E per fare ulteriore pressione decide di lanciare una petizione on-line chiedendo la cancellazione del coprifuoco e la riapertura di tutte le attività nelle zone gialle o bianche in cui il virus sia sotto controllo. Le adesioni hanno superato quota 30mila, ma l'obiettivo è più alto perché «se saremo 100mila o un milione» ovviamente il peso della raccolta firme sarà diverso.

A difendere la misura c'è ovviamente il ministro della Salute, Roberto Speranza, che considera il coprifuoco alle 22 uno strumento indispensabile per ridurre la mobilità, e quindi la diffusione del virus. «È una scelta che abbiamo fatto con spirito di prudenza e cautela ma nessuno si diverte a fare le restrizioni - ricorda -. Poi monitoriamo, l'esito non già scritto. Vedremo, se ci saranno le condizioni per fare altri passi avanti sul coprifuoco come su tante altre restrizioni io sarò il più felice di tutti». A spingere per una revisione immediata c'è invece la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che nel giorno della Festa della Liberazione va all'attacco: «La libertà, mentre la celebriamo, non è più scontata. Ad oltre un anno dall'inizio della pandemia, il governo ancora pensa di potersi arrogare il diritto di decidere se e quando gli italiani possano uscire di casa. Appello a tutti coloro che credono nel valore della libertà: aiutateci ad abolire il coprifuoco». Il partito ha presentato un ordine del giorno che verrà discusso domani in Aula alla Camera. L'invito «a tutti i partiti», a partire dalla Lega, è di votarlo.

 

Dai blog