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Ponte Morandi, scoop del Tg La7: "Ci fu talpa in Autostrade: il viadotto crollerà"

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"Il vecchio ponte intanto crolla... penso sia meglio prevenire". Qualcuno sapeva già che a Genova il famigerato Ponte Morandi era a rischio crollo? L'8 ottobre 2014 una lettera anonima, inviata all'amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e alle autorità locali, avvisava del rischio crollo della struttura e della necessità di manutenzioni. La lettera è quella mostrata in esclusiva dal Tg di La7 e sembra scritta - secondo gli inquirenti che indagano sulla tragedia del 14 agosto del 2018 - da qualcuno interno alla società: "Il vecchio ponte intanto crolla... penso sia meglio prevenire" si legge nella missiva. Ad anni di clamorose negligenze emerse dalle intercettazioni, si aggiunge un altro tassello alle mancate manutenzioni del viadotto per 51 anni: secondo i pm "erano a conoscenza del rischio già dal 1990".

 

La Procura di Genova ha chiuso le indagini per il crollo avvenuto ormai 33 mesi fa causando la morte di 43 persone. L'inchiesta è durata quasi tre anni, nel corso dei quali sono stati fatti due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause del crollo. Ora sono a rischio processo 69 indagati e due società, Autostrade per l'Italia e Spea Engineering. Fra gli indagati a rischio processo ci sono Giovanni Castellucci, ex numero uno di Autostrade finito anche ai domiciliari poi tramutati in interdizione per un anno, il suo braccio destro Paolo Berti, il numero tre Michele Donferri Mitelli: "Pensiamo che il processo si possa celebrare entro l'estate - ha detto il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi -. Non è stato perso nemmeno un giorno senza lavorare a questa indagine e più di così non siamo in grado di fare. Come servitore dello Stato sono onorato di avere coordinato questa indagine, lo dovevamo alle vittime e per tutelare interessi pubblici e privati. Un grande merito credo che debba essere riconosciuto anche al nostro personale amministrativo perché si è impegnato fuori dall'ordinario". Secondo la Procura tra l'inaugurazione del 1967 del Ponte e il crollo, del 14 agosto 2018 "per ben 51 anni non era stato eseguito il benché minimo intervento manutentivo di rinforzo sugli stralli della pila 9". E' quanto hanno scritto nell'avviso di fine indagine i sostituti procuratori Massimo Terrile e Walter Cotugno. Secondo la Procura di Genova "SPEA svolgeva tali attività di sorveglianza e di ispezione - nella piena consapevolezza e piena accettazione di Autostrade e Aspi - con modalità non conformi alla normativa vigente e, comunque, lacunose, inidonee e inadeguate in relazione alle specificità del viadotto Polcevera- si legge nell'avviso di conclusione indagini - ; in particolare, le ispezioni visive degli stralli venivano sistematicamente eseguite dal basso, mediante binocoli o cannocchiali, anziché essere ravvicinate "a distanza di braccio" e non erano pertanto in grado di fornire alcuna informazione affidabile sulle condizioni dell'opera".

Adesso i familiari delle vittime chiedono un processo rapido: "Oggi abbiamo aggiunto un pezzo al nostro calvario - ha detto Egle Possetti, presidente del comitato vittime del Ponte -, un pezzo importante dopo un'indagine lunga e complessa e fatta con grande impegno. Ora la giustizia deve essere più veloce e giusta. In questo momento abbiamo fiducia perché finora le attività sono state fatte con il massimo della cura e tanto cuore".

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