Contro Beppe Grillo manca una voce di donna: dove sei, Virginia Raggi?
Manca la voce di una donna sulla vergogna Beppe Grillo. Da segnalare le parole di tanti esponenti del Pd contro il fondatore dei Cinque stelle per il vergognoso video a “difesa” sballata del figlio accusato di stupro, si avverte un silenzio.
Che pare quasi interessato, come se la campagna elettorale fosse più importante della violenza subita da un’altra donna.
Quello che era il movimento rivoluzionario della verità tace nella sua immagine simbolo della conquista delle casematte del potere. Quando Virginia Raggi salì al Campidoglio, era il 2016, suonarono le fanfare: “Stiamo arrivando”.
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Anni dopo, tutto distrutto. E tutto finisce nel sesso più squallido. Colpa di quella ragazza che si è attardata di una settimana a denunciare la violenza sessuale, dice quello che incoraggia la Raggi contro i romani di fogna, come ci etichettò mesi fa.
E Virginia tace. Invece dovrebbe alzare il telefono, chiedere all’avvocato Giulia Bongiorno, un’altra donna, il numero di quella ragazza e andarla a trovare, chiederle scusa a nome di tanti e di tante.
I simboli fanno anche questi gesti, sindaca Raggi. Li fanno a nome degli offesi da quelle parole volgari, da quell’attacco isterico che non è nemmeno degno di un padre incapace di impartire educazione e rispetto per le donne alla sua prole. La Raggi le pronunci quelle parole di condanna, lo dica lei che Beppe Grillo le ha fatto schifo, sia schietta come rivendica ogni giorno. Altrimenti si infila anche lei nel girone degli ipocriti.
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