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I bauli devono tornare ad aprirsi. La cultura è un freno al potere

Gianluigi Paragone

La protesta dei mille bauli in piazza del Popolo a Roma ha riacceso i riflettori su un mondo, quello dello spettacolo, che dei riflettori accesi ha necessità. Una protesta sacrosanta, come lo sono state le proteste dei ristoratori, degli albergatori, degli imprenditori nel ramo del fitness o della bellezza, degli ambulanti, dei commercianti, insomma di tutto quel mondo che sta vivendo il paradosso delle chiusure. I bauli devono tornare ad aprirsi. Per tanti motivi: perché è un pezzo di imprenditoria italiana dove i frontman si mischiano con gli invisibili che stanno dietro le quinte; perché la chiusura non ha avuto alcun risarcimento da parte dei due ultimi governi; perché non esiste una riapertura del turismo senza intrattenimento. E infine perché la cultura ha una funzione sociale enorme, talvolta dirompente. Tanto da mettere a nudo il potere. Cinema, teatro, musica, pittura: quante volte il potere ha censurato o tentato di censurare le arti affinché i cittadini non conoscessero. Accadeva in passato e accade anche oggi. Non solo. Accade che una narrazione faccia talmente paura da impedirne l'eco.

 

 

È quel che è accaduto a Taranto alla ex Ilva dove il nuovo padrone Arcelor Mittal, attraverso i suoi dirigenti, ha voluto colpire con il licenziamento Riccardo Cristello, colpevole di aver pubblicizzato la fiction con Sabrina Ferilli «Svegliati amore mio», una storia drammaticamente attuale di una comunità costretta a scegliere tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Come ogni fiction, ogni commedia, ogni altra forma artistica i riferimenti non sono mai specifici ma generici: poteva essere l'Ilva di Taranto come i siti di Porto Marghera, di Gela, di Trieste. Quel che conta è il paradigma di una storia. Riccardo però è un lavoratore vero, con una famiglia da mantenere. Non è una fiction. Si era limitato a consigliare la visione del film. Licenziato per aver manifestato il proprio pensiero come pur la Costituzione italiana garantisce. Ma evidentemente qualcuno pensa che la Costituzione non valga nel perimetro delle multinazionali. Eppure lo Stato, in quell'azienda, ha un ruolo attivo attraverso Invitalia.

 

 

Ora mi domando: il governo accetta di stare accanto ad Arcelor Mittal con la presidenza di Franco Bernabé, manager scelto da Draghi e frequentatore fisso del club Bilderberg? Gli va bene stare accanto a chi pretende le scuse dei lavoratori per aver pubblicizzato una fiction televisiva? Se si allora stiamo freschi. E allora torniamo alla protesta dei bauli. Da martedì il sindacato Usb presidierà a oltranza il ministero dello Sviluppo Economico in difesa di Riccardo. Io sarò lì, come ho fatto dall'inizio di questa storia partecipando persino al sit-in davanti alla fabbrica tarantina. Domando agli artisti di saldare la loro protesta a quella del lavoratore licenziato in spregio alle regole e al buon senso: Riccardo paga perché ha divulgato un racconto televisivo (poteva essere teatrale o musicale) che il Padrone ha considerato pericoloso. Stando accanto a Riccardo, gli artisti difenderanno la centralità della cultura e i diritti dei lavoratori.