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Vaccino AstraZeneca, i dati dicono che il Covid fa più vittime. Anche nei giovani

Dario Martini
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Le dodici professoresse che si firmano «Scienziate per la società», insistono nella loro tesi per cui, in merito ad AstraZeneca, «nei soggetti giovani il rischio di morte a causa di complicanze secondarie al vaccino supera il beneficio che il vaccino avrebbe nel prevenire malattia grave e morte da Covid-19».

Venerdì scorso, Il Tempo ha interpellato il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, per capire se questa posizione abbia o meno fondamento. Il noto virologo ha negato categoricamente che le cose stiano in questi termini. Anzi, ci ha risposto: «Si muore di più di Covid che per le trombosi letali seguite alle somministrazioni del vaccino AstraZeneca. Anche considerando le fasce di popolazione più giovani».

 

 

Cerchiamo, allora di replicare alle obiezioni mosse dalle scienziate. Per prima cosa, pensiamo che debbano essere messe a confronto "platee" il più possibile simili, quindi quelle dai 18 ai 40 o ai 50 anni, perché al momento chi è sotto i 18 anni non è compreso nelle campagne di vaccinazione. Le professoresse ci consigliano di non tenere conto di chi ha più di 40 anni, perché - dicono - è nelle fasce d’età inferiori che il rischio di morire per il Covid «si approssima allo zero». Per andare loro incontro, prendiamo in esame i dati ufficiali dell’Istituto superiore di sanità pubblicati il 14 aprile. Quindi, consideriamo la popolazione tra 20 e 39 anni (il dato dei diciottenni e dei diciannovenni non è disponibile). Ecco allora che possiamo calcolare la letalità del Covid (morti assoluti su numero di contagiati): 265 decessi causati dal virus da 20 a 39 anni su 913.242 contagiati nella stessa fascia d’età. La percentuale della letalità è pari allo 0,02901% (290 vittime per milione). Dal momento che, come scrivono giustamente le scienziate, «il rischio decesso per trombosi da vaccino AstraZeneca è ad oggi 2,9 per milione», ovvero lo 0,00029%, significa che è più basso del rischio morte per il virus. Si vede anche a occhio che la possibilità di morire è molto minore: 4 trombosi letali su 1,35 milioni di dosi somministrate al 22 marzo scorso.
Per calcolare la letalità del Covid, anche volendo considerare - come fanno le scienziate - non i contagiati ma la popolazione totale tra i 20 e i 39 anni (13.353.260 di italiani), il risultato non cambia. Avremo, infatti, una mortalità pari allo 0,0019% (19 per milione). Sempre più alta del numero delle trombosi mortali in rapporto alle somministrazioni di AstraZeneca.

Come mai, allora, le scienziate giungono alla conclusione che la mortalità per il Covid è molto più bassa, pari a 1,6 per milione? Lo fanno per due motivi.
1) Prendono come platea di riferimento tutta la popolazione con meno di 40 anni (23,5 milioni), includendo anche i minorenni.
2) Poi, sostengono che, al di sotto dei 40 anni, «si sono avuti 38 casi di decessi di soggetti sani». Insomma, anche se i morti sono stati 265, ne andrebbero presi in considerazione solo 38, perché solo loro godevano di buona salute. Tralasciando di ricordare che di altre 80 vittime l’Iss non ha ricevuto alcuna informazione clinica. E anche i 164 morti che presentavano gravi patologie, per le esperte, non andrebbero contati. Bisogna anche dire che il numero dei «soggetti sani» morti a causa del virus non andrebbe utilizzato, perché non è confrontabile con un dato altrettanto "pulito" dei decessi avvenuti dopo il vaccino.

 

 

Le scienziate sostengono, infine, che il loro scopo è «promuovere l’utilizzo di vaccini a Rna (Pfizer e Moderna, ndr), che non sono associati al rischio trombosi». Sono sicuramente vaccini sicuri, ma basterebbe leggere l’ultimo «Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini Covid-19» dell’Aifa per sapere che il siero di AstraZeneca ha il tasso di segnalazione di letalità più basso fra tutti quelli usati: lo 0,7 ogni 100mila dosi, rispetto al 1,1 di Pfizer e al 2,8 di Moderna.
E che, al 26 marzo, le segnalazioni con «esito decesso» inserite nella «Rete Nazionale di Farmacovigilanza» sono 76 per Pfizer, 12 per Moderna e 12 per AstraZeneca.

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