Vittoria di Red Ronnie su Roberto Burioni. Assolto per la tele-rissa sui vaccini che fece decollare il virologo
Quando hanno litigato in tv il Covid non aveva ancora trasformato i virologi in star televisive. Ma tant'è la sentenza del processo per diffamazione tra Red Ronnie, al secolo Gabriele Ansaloni, e Roberto Burioni è arrivata oggi con la pandemia che condiziona la vita di tutti noi e le polemiche sul vaccini più forti che mai.
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Tutto comincia nel 2016 quando durante la trasmissione Virus condotta da Nicola Porro su Rai2 dove, nella puntata del 12 maggio, si è parlato di vaccini. Tra il virologo che presentava un suo libro e il conduttore e grande esperto di musica - ma anche molto scettico sull'efficacia della profilassi - era scoppiata una tremenda rissa verbale che si può dire sia stata il trampolino di lancio nei social di Burioni che conquistò in poche ore decine di migliaia di follower.
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Per le affermazioni rese in seguito alla trasmissione Burioni portò davanti al giudice Red Ronnie, che è stato assolto dal tribunale di Bologna dall’accusa di aver diffamato il medico. Il critico musicale, difeso dall’avvocato Guido Magnisi, era imputato per alcune frasi pubblicate su Facebook dopo il dibattito tv in cui aveva detto che Burioni era "alla ricerca di protagonismo" e di essere "legato a interessi economici". Inoltre, riportò sui social la mail di una persona che accusava Burioni di conflitto di interessi, "ossia l’impegno, in campo vaccinale, di tanti suoi brevetti".
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Il tema non era naturalmente il vaccino anti-covid ma l'obbligo per i bambini delle profilassi più comuni. L'avvocato di Red Ronnie ha commentato la vittoria, anche se non sono ancora note le motivazioni dell'assoluzione del suo assistito: "Il punto nodale della sentenza è facile da prevedere: sarà il diritto-dovere di una stampa libera di informare il cittadino nel modo più completo e possibile, soprattutto se si fa riferimento ad argomenti così decisivi come quelli attuali. Questo principio, affermato di recente anche dalla Cassazione, dà finalmente un senso pieno alla professione del giornalista-pubblicista: fugare i dubbi, regalare al lettore più chiavi di interpretazione cosciente e consapevole della realtà che così da vicino lo tocca. Tanto più in tempi come questi, dove addirittura si è sostenuto che la scienza, e in genere la conoscenza, 'non debbono essere democratiche', ma patrimonio esclusivo di un’élite oligarchica talora autoproclamatasi tale".
"Sono inondato da telefonate che mi chiedono un commento. Quello che ha scritto l'avvocato Giuido Magnisi è perfetto e non posso e voglio aggiungere altro", ha scritto Red Ronnie su Facebook, "mi ha fatto piacere questa sorpresa".