Vaccino, l'Italia punta tutto su Pfizer. Dal 2022 addio ad AstraZeneca e Johnson&Johnson
Mentre il primo carico di 184mi1a dosi Johnson&Johnson resta stoccato nel hub di Pratica di Mare, la campagna anti-Covid procede, ma la svolta che deve portare entro aprile a mezzo milione di somministrazioni al giorno, almeno per ora è rimandata. In attesa della decisione degli enti regolatori, dopo lo stop temporaneo al siero monodose a causa di 6 casi di trombosi segnalati negli Usa, il commissario all'emergenza Francesco Paolo Figliuolo rassicura: «Il piano va avanti così come lo avevo strutturato e come è stato approvato dal presidente Mario Draghi. Rispetteremo le prescrizioni della comunità scientifica». Il generale prosegue le visite negli hub di tutta Italia. È la volta di Val D'Aosta e Piemonte, e mentre è in distribuzione nelle Regioni un milione e mezzo di dosi Pfizer, annuncia l'arrivo di nuovi rifornimenti: «Il presidente Draghi mi ha confermato che grazie alle pressioni in ambito europeo, già in questo trimestre arriveranno 50 milioni di dosi Pfizer in più per l'Europa, che tradotto per l'Italia vuol dire questo mese oltre 670mila dosi, 2milioni 150mila a maggio, oltre 4 milioni a giugno».
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«Finalmente una bella notizia», chiosa, senza riferimenti particolari alle notizie «brutte», ultima in ordine di tempo lo stop a Johnson&Johnson su cui si limita a dire che gli eventi avversi registrati negli Stati Uniti, in linea con altri farmaci, «sono incomparabili rispetto ai morti della pandemia». Dal canto suo l'Agenzia europea del farmaco (Ema) sottolinea che «i benefici del vaccino superano i rischi», ma per raccomandazioni più specifiche bisognerà aspettare la prossima settimana. Se si arrivasse un'indicazione simile a quella già espressa su AstraZeneca, con una raccomandazione di utilizzo sugli over 60, il colpo sulla campagna vaccinale sarebbe durissimo. L'esecutivo attende di sapere il verdetto mentre è a caccia di dosi aggiuntive e ribadisce che il piano, per ora non cambia.
Ma le regioni lanciano l'allarme con il presidente del Veneto Luca Zaia che parla di «disastro» e invita il premier a cercare vaccini sul mercato. Dal Lazio, l'assessore alla sanità Alessio D'Amato mette in guardia: limitare l'uso del monodose «sarebbe errore, si decida in fretta». Il nodo restano le forniture, troppo poche per il salto di qualità che dovrebbe quasi raddoppiare le somministrazioni entro i primi di maggio. E un eventuale impiego di Johnson&Johnson per i soli anziani rischia di far slittare, non di poco, l'obiettivo degli 80% di vaccinati che il governo ha fissato per la fine dell'estate.
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Intanto, in Europa si va in ordine sparso. La Danimarca annuncia lo stop definitivo all'uso dell'AstraZeneca. Per quanto riguarda il vaccino di Johnson&Johnson, la Francia ha deciso di somministrarlo «alle stesse condizioni previste per il vaccino AstraZeneca, ossia alle persone con più di 55 anni». Mentre la Svezia ha deciso di aspettare il parere dell'Ema prima di avviare l'inoculazione. In Germania, invece, il ministero della Salute ha raccomandato alle persone di età inferiore ai 60 anni che hanno già ricevuto una dose del vaccino AstraZeneca di utilizzare un farmaco diverso per il richiamo. Sulla sicurezza della seconda dose l'Ema sta ancora valutando. Infine, ad annunciare una svolta strategica è la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: «Dobbiamo puntare sui vaccini a Rna messaggero». Ovvero Pfizer e Moderna. Ma non AstraZeneca e J&J. «Dobbiamo focalizzarci sulle tecnologie che hanno dimostrato il loro valore - spiega la von der Leyen - i vaccini a Rna messaggero sono un caso chiaro». Tanto che la Commissione «sta entrando in un negoziato con Pfizer/BioNTech per un terzo contratto», che prevederà «la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel corso del periodo 2021-2023».
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