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La Asl lo scarica, ecco le furbate di Andrea Scanzi

Gaetano Mineo
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La Procura di Arezzo va avanti. Come anche l’inchiesta interna della Asl Toscana Sud Est. Uno scenario che vede Andrea Scanzi sempre più isolato, in quanto la sua arringa difensiva continua a fare acqua da tutte le parti. Tant'è che La7, meno di ventiquattr'ore fa, gli ha sospeso il contratto, mentre la Rai continua a fare orecchie da mercante.

 

 

Il 46enne giornalista s'è conquistato la scena lo scorso 19 marzo all’hub vaccinale allestito al Centro Affari e Fiere di Arezzo, facendosi vaccinare con una dose AstraZeneca, prima di molte altre persone che ne avevano diritto. «C'era il rischio che la dose venisse buttata», «sono un caregiver», sono alcune delle motivazioni con cui il giornalista del Fatto Quotidiano continua a difendersi.

Motivazioni, tuttavia, smentite da fatti. Primo: il vaccino Astrazeneca, è conservabile in frigorifero anche per 48 ore e, pertanto, cade la tesi di Scanzi quando sostiene che ci fosse il rischio che la dose che gli è stata somministrata sarebbe andata persa. Secondo: Scanzi è caregiver. Motivazione subito stroncata da Antonio D'Urso, direttore della Asl Toscana sud est. «La vaccinazione con Astrazeneca – ha spiegato D'Urso intervenendo alla trasmissione "Non è l'Arena" di La 7 - in questo momento è limitata ad alcune categorie: personale scolastico, personale delle forze armate e delle forze dell'ordine, persone tra i 70 anni compiuti e gli 80 da fare. Se Scanzi non aveva queste caratteristiche non poteva accedere alla vaccinazione». D'Urso ha ricordato che «l'indagine ancora non si è conclusa». «Stiamo aspettando l'esito delle verifiche effettuate sulla posizione del signor Scanzi che ha usufruito della vaccinazione con Astrazeneca – ha concluso il direttore della Asl Toscana Sud Est - Verifiche relative alle dichiarazioni di Scanzi all'atto della vaccinazione».

 

 

Ed è proprio la trasmissione del gruppo Cairo, attraverso una serie di interventi, ad annacquare maggiormente le tesi difensive di Scanzi. Tra tutti, quello dell'Asl di Arezzo che scarica il giornalista. «Scanzi, da quello che lui e il suo medico di famiglia hanno detto, sarebbe un caregiver di questi familiari ammalati che risultano nella lista dei vulnerabili – ha detto il direttore sanitario di Arezzo, Evaristo Giglio - Non è uno stato di polizia così che io possa andare a vedere se è vero. Se a me il medico di famiglia fa una segnalazione del genere lo metto lì in attesa. Scanzi era l’ultimo di questa lista. Anzi, si è trovata una situazione convincente per cui, avanzando queste due dosi e con lui che da tempo aveva chiesto di essere chiamato come panchinaro», ha spiegato. In sostanza, «per quanto mi riguarda, si poteva aspettare anche un altro mese o forse un altro anno. Da parte mia non c’è stata assolutamente nessuna forzatura da questo punto di vista».

Intanto dalla Rai continua ad arrivare poca trasparenza sulla sospensione del contratto tra il giornalista e la trasmissione Cartabianca. Secondo indiscrezioni, viale Mazzini finora non avrebbe fatto nulla. Scanzi quindi potrebbe partecipare regolarmente alla puntata di stasera di Bianca Berlinguer. E proprio dalle telecamere della Rai che nei giorni scorsi Scanzi ha spiegato la sua versione dei fatti, dicendo di aver contattato il proprio medico di famiglia, intorno al 26 febbraio, mettendosi a disposizione nel caso fossero avanzate delle dosi di vaccino. Il medico lo avrebbe richiamato il 3 marzo comunicandogli che la Asl Sud Est Toscana aveva deciso di istituire la lista di riserva per evitare di sprecare dosi. Il resto è noto. Intanto, Michele Anzaldi non molla. «Dopo l’inchiesta di Non è l’arena – ha affermato Il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai - e le interviste ai responsabili Asl di Arezzo, che smentiscono Scanzi sul vaccino, si riunisca subito il Comitato per il Codice Etico Rai e risponda in modo netto e definitivo. È accettabile che l’opinionista continui ad essere pagato dalla Rai?».

 

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