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AstraZeneca e il giallo di Anagni: dove vanno a finire le 29 milioni di dosi scoperte

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Non c’è pace per AstraZeneca e il suo vaccino. L’ultimo giallo sull’azienda che ha sviluppato un prodotto a basso costo per la battaglia al Covid riguarda la clamorosa scoperta di 29 milioni di dosi “nascoste” nello stabilimento Catalent di Anagni. La questione nasce sabato scorso, quando la Commissione Europea ha chiesto al Presidente del Consiglio Mario Draghi di verificare alcuni lotti di vaccini presso uno stabilimento di produzione in provincia di Roma. Il Premier ha informato il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale ha inviato un’ispezione, che si è tenuta tra sabato e domenica ad opera dei Carabinieri Nas: i lotti ispezionati (saranno controllati anche in uscita per prudenza) sono risultati con destinazione Belgio. 

 

 

Un ennesimo pasticcio per l’azienda anglo-svedese, che fino ad ora ha consegnato all’Unione Europea soltanto 16,6 milioni di dosi, una cifra decisamente inferiore rispetto ai 120 milioni di dosi che si erano impegnati contrattualmente a fornire entro la fine del primo trimestre del 2021. Il caso della scoperta dei Nas è montato in tutta Europa e ne ha parlato anche Thierry Breton, il Commissario Ue per il mercato interno e i servizi: “Quel che è certo - spiega sul destino delle dosi - è che a parte una quantità prevista per Covax, per i Paesi poveri, il resto delle dosi sarà distribuito esclusivamente tra i Paesi dell’Unione europea. Lo stabilimento di Halix necessita dell’autorizzazione dell’Agenzia Europea ma, come sappiamo, i dati sono già stati inviati all’Ema e ci aspettiamo una risposta nei prossimi giorni. Quando ottengono il visto come laboratorio di produzione, possono essere distribuiti tra i Ventisette”. Già lo scorso 2 marzo l’Italia, d’intesa con Bruxelles, fu il primo Stato membro della Ue a intervenire contro AstraZeneca, bloccando 250mila dosi grazie all’applicazione del nuovo meccanismo europeo di controllo dell’export sui vaccini.

 

 

Per difendersi dalle accuse di aver occultato questo gran quantitativo di dosi di vaccino, AstraZeneca è stata costretta ad emettere un comunicato: “Non è corretto descrivere come una scorta le dosi di vaccino anti-Covid nello stabilimento di Anagni. Vogliamo chiarire alcune dichiarazioni inesatte. Non ci sono esportazioni attualmente pianificate se non verso Paesi Covax, - precisa l’azienda riferendosi al programma internazionale di supporto per le aree povere del mondo - ci sono 13 milioni di dosi di vaccino in attesa del controllo qualità prima di essere destinate a Covax come parte del nostro impegno a fornire milioni di dosi ai Paesi a basso reddito. Il vaccino è stato prodotto al di fuori dell’Ue e portato nello stabilimento di Anagni per essere infialato. L’Ue sostiene pienamente la fornitura di Paesi a basso e medio reddito attraverso l’iniziativa Covax. Ci sono poi - aggiunge la compagnia - altri 16 milioni di dosi in attesa del controllo di qualità prima di essere spedite in Europa. Quasi 10 milioni di dosi saranno consegnate ai Paesi Ue durante l’ultima settimana di marzo e il resto in aprile, perché le dosi vengono approvate per l’invio dopo il controllo di qualità. Non è corretto descrivere come una scorta questo pacchetto di dosi. Il processo di produzione dei vaccini è molto complesso e richiede tempo. In particolare - conclude la nota di AstraZeneca - le dosi devono attendere l’autorizzazione del controllo qualità dopo che l’infialamento è stato completato”. Giallo risolto? Basterà la spiegazione? I Nas comunque continueranno a vigilare.

 

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