Coronavirus, in Bankitalia i furbetti del vaccino: vogliono subito il siero anti-Covid
Fare un lavoro considerato «essenziale» dal governo la garanzia per ricevere prima il vaccino. Così, anche i dipendenti della Banca d'Italia invocano a gran voce il diritto di vedersi somministrato, in via prioritaria, il prezioso siero anti-Covid. Perché, sostengono, loro stanno in prima linea. Sarà che con l'ex governatore Mario Draghi a Palazzo Chigi si sentono più forti nell'avanzar pretese, ma è proprio questa la richiesta che arriva dai sindacati dei bancari. D'altronde, sono molte le categorie che ritengono di essere essenziali. Lo pensano anche 34 senatori che nei giorni scorsi hanno chiesto a Speranza di pensare prima a loro. Oggi scopriamo che anche i funzionari di Palazzo Koch la vedono allo stesso modo.
La Uil Bankitalia lo mette nero su bianco in una lettera indirizzata ai vertici dell'Istituto: «I dipendenti della Banca d'Italia, dopo aver assicurato al Paese l'offerta "in presenza" dei servizi pubblici essenziali anche durante i lockdown, imposti a causa dell'emergenza sanitaria, attendono ora di sapere se la Banca (che a tutt' oggi tace) si stia adoperando affinché le lavoratrici e i lavoratori impegnati nell'erogazione dei citati servizi vengano opportunamente presi in considerazione nell'ambito del piano vaccini». Il governo, però, nel nuovo piano vaccinale stabilito un altro criterio, quello anagrafico. Ovvero, si parte da chi è più anziano e si scende gradualmente verso i più giovani.
La Uil di Bankitalia, invece, ricorda che «ciò che non è mai diminuito in quest' anno di pandemia è l'impegno delle nostre Colleghe e Colleghi, che hanno assicurato al Paese la fruizione dei cosiddetti "servizi pubblici essenziali", come previsti dalla legge». Motivo per cui, chiede all'Istituto «di comunicare quali sono le reali intenzioni del vertice tenendo ben presente il 'rischio contagio" al quale sono sottoposti ogni giorno i lavoratori e il contesto globale decisamente impegnativo in cui devono operare». I sindacati lanciano anche un altro allarme.
Nel mirino, sta volta, finisce la Banca centrale europea che, secondo quanto denuncia la Falbi (Federazione autonoma lavoratori Banca d'Italia), sta riducendo gli stipendi dei dipendenti distaccati in Bce. Una settimana fa si è tenuto un incontro via web («Dialogo sociale»). La Falbi critica fortemente la relazione di Andrea En ria, presidente del Supervisory Board, e accusa l'istituto di Francoforte di «porre in essere comportamenti vessatori e iniqui nei confronti del personale». Infatti, spiega, «al personale distaccato, proveniente dalle banche centrali, tra cui tanti nostri colleghi, non viene più calcolata, al fine dell'inquadramento economico, l'esperienza maturata. Sono numerosi i casi di chi, distaccato nel 2020 con un certo livello economico, in occasione di un ulteriore distacco iniziato nel 2021 ha un livello retributivo sensibilmente inferiore, che non tiene conto dei punti precedentemente attribuiti per ogni anno di esperienza nel settore». E ancora: «Alla nostra richiesta è stata data una risposta vaga e sconcertante: è necessario garantire parità di trattamento a chi viene reclutato dall'esterno e ai colleghi provenienti dalle banche centrali. Ergo, per queste presunte ragioni di equità, la Bce si avvale di colleghi che hanno grande bagaglio di esperienza sottopagandoli e considerandoli alla stregua di neo laureati che non hanno mai lavorato in una banca centrale e non si sono mai occupati di Vigilanza!
Oltre a ciò, segnaliamo che è stata richiesta a tutti i colleghi che hanno lavorato in Bce nell'ultimo anno la restituzione della indennità che viene erogata per far fronte alle spese di alloggio! In alcuni casi si tratta di somme che raggiungono i 10mila euro». Insomma, mentre ristoratori, baristi, camerieri, lavoratori dello spettacolo e del turismo sono costretti a non poter lavorare, i dipendenti di Bankitalia chiedono di farla finita con queste «inique vessazioni» e pretendono che il loro salario non venga minimamente intaccato in questa fase di pandemia.