stop al farmaco
Poche morti sospette per il vaccino AstraZeneca. E saltano i nervi a Draghi e a mezza Ue
Italia, Francia, Spagna e Germania hanno sospeso cautelativamente ieri la somministrazione di vaccini AstraZeneca dopo una trentina di decessi sospetti in tutta Europa. Meno di una decina in Italia, uno solo nella penisola iberica e qualche altro caso francese e tedesco. La decisione è stata presa dopo avere detto fino a poche ore prima che quei casi non erano provati, che non aveva senso preoccuparsi, che nulla dimostrava la relazione fra vaccini e decessi. Mandati in tilt migliaia di italiani che ieri erano in coda per ricevere la loro fiala di AstraZeneca fidandosi delle rassicurazioni delle autorità, con questa decisione i governi hanno scatenato il panico in tutta la popolazione, e sarà difficile recuperare lo choc provocato. In Italia poi il governo solo il giorno prima aveva bacchettato indignato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che aveva fatto ritirare un lotto di vaccino AstraZeneca dopo la morte di un professore di clarinetto biellese appena vaccinato. Lo hanno linciato e il giorno dopo hanno preso la stessa decisione, su tutti i lotti esistenti.
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Da anni in Italia la questione vaccinale è diventata terreno di uno scontro ideologico e non scientifico. Si è ironizzato offrendo caricature sulle manie dei no-vax, ma lo Stato non si è rivelato meno ideologico di loro. Ho conosciuto e vissuto, toccando con mano, il muro di gomma che le autorità sanitarie hanno innalzato per evitare la registrazione di quelli che si chiamano “reazioni avverse”, che invece esistono: lievi, meno lievi e tragiche. Tanto è che ogni bugiardino di ogni medicinale messo in commercio ne riporta, sia pure in modo sintetico: le medicine servono a curare nella stragrande maggioranza dei casi, ma possono in qualche caso uccidere invece che guarire. Tutte, e questo dipende anche dalla storia medica del paziente a cui si somministrano.
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Questa certezza scientifica in un paese come l'Italia è diventata tabù: non si registrano come si dovrebbe reazioni avverse conclamate per non dare argomenti a una piccola parte della popolazione che nutre grande scetticismo verso la medicina tradizionale. E non ci sono dati trasparenti: una sciocchezza, che non fa che alimentare quella sfiducia verso la medicina e la scienza.
In altri paesi non è così. Da sempre i dati sono pubblici e ogni reazione avversa viene registrata e pubblicata a disposizione della opinione pubblica. Questo accade da sempre nel Regno Unito, ed è accaduto anche ora con il poderoso piano vaccini avviato a dicembre. Ogni dato, ogni piccola media o grande reazione avversa (dal mal di testa, alla vista che si annebbia, alla febbre fino a sintomi più gravi e al decesso del paziente post vaccinazione), viene puntualmente registrato sulle “Yellow card” che ogni medico o infermiere ha e compila ogni giorno per circa una settimana mettendosi in contatto con i pazienti vaccinati. I dati così compilati sono poi inviati alla Mhra, che è l'agenzia britannica del farmaco (la nostra Aifa), che periodicamente pubblica report a disposizione della opinione pubblica. L'ultimo esistente sul sito raccoglie tutti i dati delle reazioni avverse delle vaccinazioni nel periodo fra il 9 dicembre e il 28 febbraio scorso. In quell'arco di tempo sono stati somministrati nel Regno Unito 10,7 milioni di prime dosi del vaccino Pfizer/BioNtech e 800 mila seconde dosi. In più 9,7 milioni di prima dose da fiale AstraZeneca. In tutto 21,2 milioni di dosi di vaccini che stanno immunizzando la popolazione.
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Sapete quante reazioni avverse sono state registrate ai due vaccini? In tutto 296.431, e 201.622 seguivano la vaccinazione AstraZeneca, le altre 94.809 quella Pfizer/Biontech. Mentre qui scoppia il terremoto per 5-6 morti sospette e si ferma la vaccinazione, nel Regno Unito le morti post vaccino registrate ufficialmente da Mhra sono state 502, cento volte di più. Qui è in corso un terremoto, in Gran Bretagna la popolazione conosce questi numeri eppure non è mai stata sospesa nemmeno un minuto la vaccinazione. Perché essendo da sempre informati, sanno fare un calcolo semplice: le 502 morti che qui sembrano pazzesche, dagli inglesi sono prese per quello che rappresentano: lo 0,00236% dei vaccinati. Chi il mattino esce per andare a fare la sua dose in un centro di vaccinazione sa già che quella fiala può essere letale più o meno per uno solo ogni 50 mila vaccinati: il rischio c'è, ma non sembra altissimo.
Le informazioni veritiere e la assoluta trasparenza pagano sempre: i cittadini non si sentono trattati come avviene qui come un popolo di ignoranti e scemi a cui non si può dire nulla, e hanno più fiducia nelle autorità. In Italia invece non c'è un solo dato sulle reazioni avverse messo a disposizione della opinione pubblica, e probabilmente nemmeno delle autorità visto che nessuno li raccoglie. Si dice come accaduto nei giorni scorsi che non c'è nulla di preoccuparsi, che non esistono morti provate dal vaccino e che basta guardare che accade in Inghilterra dove sono state erogate milioni di dosi di AstraZeneca senza alcuna conseguenza. Appunto si raccontano balle, come appena dimostrato. E siccome poi la verità emerge, lo scetticismo esplode. Così quando il giorno dopo chi aveva passato ore a gettare acqua sul fuoco improvvisamente butta taniche di benzina sospendendo le vaccinazioni, la reazione naturale è: “Visto che raccontavano panzane? Chissà quanti morti veri ci saranno se hanno scelto di fermare AstraZeneca...”.
E' una classe dirigente che ha mostrato nel prima come nel dopo di non essere all'altezza della situazione. In Italia come in Francia, in Germania e in Europa. E infatti ieri questa classe geniale era lì a strepitare: “L'Ema si riunisca subito e ci dia delle risposte, senza perdere tempo”. Hai fatto il casino e vuoi pure che te lo rimetta a posto in tre ore chi dovrebbe studiare cartelle cliniche dei pazienti deceduti, e le relazioni delle loro autopsie. In 24 ore nessuna risposta sarebbe seria. Ma siccome c'è il pressing della politica, qualcosa questi poveracci dovranno dire. E non sarà creduta, anche giustamente. Complimenti.