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Astrazeneca, Roberto Burioni dà ragione al direttore Sallusti sul caso vaccino

Giada Oricchio
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"Ha ragione". Il professor Roberto Burioni si schiera con il direttore Alessandro Sallusti sul caso AstraZeneca e contro la magistratura. Il ritiro di un lotto di vaccino per il Covid prodotto da AstraZeneca, a causa di un paio di morti sospette in Sicilia, ha generato paura in Italia provocando un danno incalcolabile alla campagna vaccinale. In realtà, occorre aspettare l'esito delle autopsie per capire se c'è un nesso di causalità tra il drammatico evento avverso e la somministrazione del vaccino o se si tratti di casualità e occorre altresì sottolineare che 1.257 persone vaccinate con lo stesso lotto non hanno avuto alcun problema. Tutti gli esperti, dal professor Crisanti al professor Bassetti, hanno rassicurato gli italiani ribadendo la bontà del vaccino AstraZeneca.

 

 

In un articolo per "Il Giornale", il direttore Sallusti ha sottolineato che vaccinarsi è tra le cose più sicure: "In Inghilterra, per fare un esempio, su dieci milioni di cittadini vaccinati AstraZeneca solo in 193 hanno avuto effetti collaterali significativi, parliamo quindi dello 0,002 per cento. È un rischio che un Paese può correre per debellare un'epidemia che solo in Italia ha fatto più di centomila morti e salvare una economia ormai allo stremo? Io direi di sì".

 

 

Eppure, secondo Sallusti, qualcuno si è fatto prendere dal panico o dall'isteria: la magistratura che "senza aspettare gli esiti degli accertamenti ha iscritto nel registro degli indagati dieci persone, tra le quali il personale medico dell'ospedale militare dove è avvenuta la somministrazione sospetta, con l'accusa di omicidio colposo, reato che prevede fino a sette anni di carcere. Possiamo immaginare alla luce di questa iniziativa - lo stato d'animo delle migliaia di medici che ogni giorno iniettano centinaia di migliaia di dosi. In una situazione emergenziale, un effetto collaterale indesiderato non dovrebbe mai e poi mai configurare reato per medici e infermieri, a meno di comprovata imperizia". E l'autorevole professor Roberto Burioni ha sposato in pieno la sua tesi rilanciando l'articolo con un tweet: "Ha pienamente ragione". 

 

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