Quando Casadei diceva: "Voglio che la morte mi colga vivo". Raoul e la politica, quante proposte per scendere in campo
L'Italia che balla e non solo rende omaggio a Raoul Casadei, il re del liscio scomparso oggi a 83 anni dopo essere stato ricoverato, il 2 marzo, all'ospedale Bufalini di Cesena per Covid. Tre anni fa in occasione del suo ottantesimo compleanno, che cadeva a Ferragosto come se l'estate romagnola fosse nel destino dello storico capo-orchestra, Casadei aveva concesso un'intervista a Il Tempo in cui, tra l'altro, toccava anche i temi della morte. Già, perché Casadei era solito citare una frase di Marcello Marchesi: l’importante è che la morte mi colga vivo. Perché? "Tanti alla mia età muoiono dentro e aspettano solo di andarsene. Io voglio restare vivo fino alla fine. Con gli anziani non ci sto spesso, preferisco i giovani. Il segreto è vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e concedersi qualche vizio come me: la pipa, la grappa....". "A giugno mi si è fermato il cuore", raccontava nel Ferragosto di tre anni fa, "Ho avuto un arresto cardiaco, ero già morto. Mi sono svegliato in ospedale: due sere dopo ero sul palco di Bellaria a far ballare diecimila persone".
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Casadei aveva ripercorso i primi passi di una carriera lunghissima. "Ho cominciato a suonare con mio zio Secondo quella che chiamavamo la "musica tipica". La parola liscio l’ho inventata una sera alle Rotonde di Garlasco. Era tutto perfetto, la gente ballava, le coppiette si baciavano. E così ho detto al microfono "Vai col liscio!". Il mio impresario ha subito disegnato la copertina".
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"Vendevo più dischi di tutti gli altri artisti della mia etichetta, e c’era gente come Fabrizio De André̀. Senza contare le copie pirata. La fabbrica stampava i dischi originali di giorno e le cassette false di notte, ma non mi importava. A volte an-davo nei parcheggi di Milano e Roma per vedere se sui cruscotti delle auto c'erano le cassette di Casadei", raccontava.
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Al musicista romagnolo non sono mancate le proposte di entrare in politica: "Tante volte e da più schieramenti. Sono stato innamorato di Berlinguer e in seguito di Craxi. Ma poi c’è stato Berlusconi, lui mi ha fatto sognare. Devo dire che ho avuto fiducia in Renzi, ma in Italia appena uno prende quota fanno di tutto per abbatterlo. La politica mi ha deluso ma il mo tivo per cui non sono mai sceso in campo è un altro: ho troppe passioni. La musica, la bici, il mare, i prodotti agricoli che produco. E la mia grande famiglia allargata: nel mio "recinto" siamo in cinque nuclei, mica uno!", commentava Casadei. Al quale tutta Italia oggi tributa un omaggio per aver fatto ballare e sognare generazioni di italiani.