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Turbo-duello tra Burioni e Fusaro. "Il suo quoziente intellettivo..." botte da orbi

Scintille social tra il virologo Roberto Burioni e il "turbo-filosofo" Diego Fusaro. Terreno dello scontro, naturalmente, il caso AstraZeneca e la possibile correlazione tra gli "effetti avversi" del vaccino e la morte di tre persone negli ultimi giorni in Italia mentre sono in corso le ricerche per capire se i decessi sono da ricondursi al lotto di sieri bloccato dalle autorità sanitarie. 

 

Burioni non ha intenzione di entrare nel merito in assenza di evidenze certe su una possibile correlazione tra i decessi e la somministrazione. Ma una cosa la vuole dire: "Ho giurato a me stesso che non dirò una parola sulla questione del vaccino AstraZeneca. Ma mi sento in dovere di precisare - in termini generali - che la parola DOPO non significa A CAUSA DI". Il messaggio è chiaro, al momento una correlazione non è dimostrata", ha scritto ieri in un tweet. 

 

A questo punto interviene a gamba tesa Fusaro, filosofo noto per il linguaggio enfatico e le ospitate polemiche in tv. "Giusta osservazione. La si dovrebbe egualmente fare, mi pare, con le morti legate al covid-19: morire dopo aver contratto il coronavirus non vuol dire necessariamente, sempre e comunque, morire di coronavirus. La legge del post hoc ergo propter hoc non è sempre valida nemmeno lì."

 

In altre parole per Fusaro lo stesso principio - "dopo" non vuol dire "a causa di" - dovrebbe valere anche per la conta dei decessi, un'affermazione quantomeno provocatoria nei giorni in cui il numero dei morti per Covid-1 ha superato la soglia delle 100mila vittime. Burioni non ci sta e colpisce nel vivo il filosofo tv: "Caro Fusaro, lei mi spieghi perché nel 2020 sono morte in Italia 80mila persone in più rispetto alla media (costante) dei 10 anni precedenti, con una concentrazione nelle zone più colpite dal COVID-19 e io rivedo il mio giudizio sul suo quoziente intellettivo".