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Covid, allarme rosso del virologo Crisanti: "Alcune varianti sono totalmente invisibili ai test rapidi"

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Nuovo allarme per la diffusione del Covid in Italia. Il virologo Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, è stato ospite a “Buongiorno” (puntata 10 marzo) su Sky Tg24 e ha chiesto un cambio di rotta per vincere la battaglia con la pandemia: “Vedo con molto favore un cambio di valutazione dell’indice di contagio, cioè passando dall’Rt all’incidenza per 100 mila casi per settimana. È meno preciso ma sicuramente permette di adattare le misure in modo più tempestivo. L’Rt è un dato preciso, ma ci dice quello che è successo 10-12 giorni fa. Quindi è come guidare una macchina guardando lo specchietto retrovisore. Prendiamo decisioni su quello che era successo 10-12 giorni prima, purtroppo abbiamo imparato che il virus si produce in maniera esponenziale”.

 

 

Poi Crisanti ha avvertito tutti sul pericolo varianti: “Inserire i test rapidi nell'indice di positività è uno sbaglio. Ci sono innumerevoli casi che dimostrano che questi test hanno una bassa sensibilità, se usati in modo sbagliato contribuiscono a diffondere il virus nelle comunità. Ci sono delle varianti che sono totalmente invisibili ai test rapidi. Si pone un problema serissimo di sanità pubblica. Inorridisco quando i test rapidi vengono utilizzati nel modo sbagliato”.

 

 

“Bisogna mantenere il distanziamento e - continua il virologo - le misure di protezione, vaccinare più persone e aumentare la capacità di tracciamento attraverso i tamponi, che saranno estremamente importanti perché, quando avremo raggiunto un livello di trasmissione vicino allo zero, non è che tutto il resto del mondo sarà vaccinato. Dovremo difenderci dal rientro del virus e in particolare dal rientro di varianti resistenti al vaccino. Vaccinare tutti entro l'estate è un obiettivo ambizioso. Per vedere se è realizzabile, dobbiamo utilizzare qualche termine di paragone. L'Inghilterra ha effettuato circa 24 milioni di immunizzazioni in 3 mesi con una dose sola. Per fare come loro dovremmo avere 40 milioni di dosi in 3-4 mesi. Non voglio - conclude Crisanti - essere pessimista, ma tutti gli italiani vorrebbero essere sorpresi di fare meglio dei nostri vicini europei". 

 

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