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Nuovo Dpcm, il decreto è in vigore. Cinque regioni in zona rossa ma resta l'incubo lockdown per tutti

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L'Italia vede rosso. Salgono i contagi su tutto lo stivale con il dato impietoso di 22.865 i nuovi casi di coronavirus e cresce anche il rapporto casi/test con il 6,7%, mentre mercoledì scorso era al 5,8%. I dati non fanno prevedere nulla di buono in vista del nuovo monitoraggio dell'Istituto superiore di Sanità, previsto per domani, che potrebbe decretare il passaggio in zona rossa (per aver superato l'indice Rt di 1,25) di tre regioni: Emilia Romagna, Campania e Abruzzo. Con Basilicata e Molise già in regime di massima restrizione, sarebbero cinque le regioni a tingersi di rosso, con Lombardia e Piemonte in bilico e verso l'arancione rafforzato.

Una impennata, ampiamente prevista, che sembra confermare le previsioni di una escalation già nei prossimi giorni. Un rafforzamento cromatico, a macchia di leopardo, che vedrà diminuire le zone gialle con il passaggio di Calabria, Friuli Venezia Giulia e Veneto in arancione e un rischio alto di cambio di colore anche per Puglia e Lazio che oggi hanno sfiorato l'indice Rt 1, oltre il quale il passaggio è automatico. Intanto molti Comuni e province sparsi su tutto il territorio nazionale stanno prendendo in autonomia provvedimenti restrittivi, chiudendo scuole e isolando con aree rosse le zone maggiormente colpite. Anche per la Sardegna non si mette bene. Unica regione in zona bianca ha visto nelle ultime ore l'aumento dei contagi con tre comuni in lockdown: San Teodoro, La Maddalena e Bono.

Sono le varianti del virus a correre veloci e questo preoccupa i tecnici che domani si esprimeranno sull'andamento del dell'epidemia. Per ora la mutazione inglese viaggia al 54% e quella brasiliana al 4,3%. Già rispetto alla settimana scorsa c'era stato un incremento del 30% con una costante crescita già nei primi giorni di questa settimana. Un quadro che nel governo sta facendo salire l'allerta in vista anche dell'attuazione del nuovo Dpcm che è in vigore da oggi sabato 6 marzo.

Le misure a fasce per le regioni scatteranno da lunedì, resta comunque aperto il dibattito all'interno della maggioranza se apportare correzioni in modo più stringente. Non è ancora sul tavolo l'ipotesi di anticipare il coprifuoco dalle 22 alle 20, è sicuramente oggetto di discussione una soglia oltre la quale non si può andare: 40mila casi al giorno. Al momento, è il ragionamento, si devono ancora verificare su campo i risultati che si otterranno con la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado nelle zone arancioni e gialle - con 250 contagi ogni 100mila abitanti in 7 giorni - la serrata di bar e ristoranti e lo stop alla mobilità.

Tutte misure che devono essere accompagnate da un attento monitoraggio dei principali attori sul territorio, come aziende sanitarie, sindaci e governatori, che devono essere pronti a individuare i focolai e metterli in sicurezza. Solo dopo averne quantificato gli effetti si potranno tirare le somme ed eventualmente stringere ancora la cinghia. Per ora non si è, infatti, parlato di un lockdown generalizzato nelle varie riunione tra il premier Draghi e i ministri competenti, anche se l'aumento dei contagi e il sistema del cambio di colore, con questi dati, potrebbe portare pian piano la penisola a vestirsi di rosso. Una eventualità, viene spiegato, che non è del tutto esclusa, anche se i più rigoristi nell'esecutivo spingono per una decisione univoca da palazzo Chigi prima che questo accada. E il piano vaccini in 'ristrutturazione' e affidato al generale Figliuolo può giocare fare da 'fuoriclasse', quello che entra in partita e segna il gol decisivo.

Per questo dopo la riunione di ieri mattina, dove sono stati esaminati i numeri aggiornati della campagna vaccinale con la crescita degli ultimi giorni. Oggi i ministri Gelmini e Speranza con il capo della Protezione civile Curcio e il commissario straordinario all'emergenza Covid Figliuolo, incontreranno i governatori, l'Anci e le Province Italiane UPI per discutere in concreto del piano che vedrà tutti gli attori coinvolti pienamente. L'obiettivo del governo è infatti quello di lanciare la vaccinazione di massa per evitare di chiedere ai cittadini ulteriori sacrifici. Un punto di partenza ambizioso, viste le difficoltà sia nel reperire le dose che nella somministrazione, su cui Draghi sta spendendo tutte le sue energie.

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