Guerra
Covid, la pandemia non si arresta. Ma la scienza prova a vincere la battaglia grazie ai vaccini
È passato quasi un anno dall’inizio della pandemia, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità giudicò tale a partire dall’11 marzo 2020, e la lotta al virus non è ancora vinta. Ad oggi sono in fase di studio 261 vaccini contro il Coronavirus e 79 di questi sono arrivati alla fase dei test clinici, ossia la parte finale della sperimentazione che avviene direttamente sugli esseri umani. Come si legge nel report dell’Oms, 21 vaccini sono arrivati alla fase 3 dei test clinici, l’ultima fase in cui vengono coinvolte nella sperimentazione decine di migliaia di persone. I vaccini che sono stati autorizzati all’uso sulla popolazione sono invece 11: sin qui sono emersi due blocchi di aziende leader coinvolte e provenienti da Cina e Stati Uniti, rispettivamente 4 e 3 per parte.
Ci sono i due vaccini a mRNA prodotti dalle aziende statunitensi Pfizer, insieme ai tedeschi di BioNTech, e Moderna. Poi c’è quello di Johnson & Johnson basato su un adenovirus non replicante con un’efficacia media del 66% (in base alla localizzazione geografica dei test) che sale all’85% per la prevenzione dei casi più gravi di Covid-19. La sua grande forza è quello di essere il primo da somministrare con la monodose: giovedì 11 marzo l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) si esprimerà a riguardo. In Cina sono stati invece prodotti due sieri, portati avanti dalla Sinovac Biotech e dalla Sinopharm. La nazione orientale ha poi approvato altri due vaccini prodotti da CanSino Biologics e dal Wuhan Institute of Biological Products insieme alla Sinopharm.
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Uno dei primi vaccini ad arrivare sul mercato è stato quello prodotto dall’azienda farmaceutica svedese AstraZeneca insieme all’Università di Oxford e basato su un adenovirus non replicante. Altro prodotto di primaria importanza è lo “Sputnik V” sviluppato da una branca del Ministero della salute della Russia. L’Istituto Gamaleya russo ha inoltre iniziato una collaborazione con AstraZeneca per provare a combinare i loro vaccini contro il Coronavirus e tentare di aumentarne l’efficacia. In Russia è stato anche autorizzato un secondo vaccino, l’EpiVacCorona che ha però ancora un utilizzo limitato. Anche l’India si è dotata di un vaccino 'auto-prodotto' chiamato Covaxin. Nelle prossime settimane si attendono novità dai sieri di Novavax e CureVac, arrivati nella fase finale dei test.