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AstraZeneca resta nel frigo: più di un milione di dosi inutilizzate

Dario Martini
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Più di un milione di dosi inutilizzate, il 70% di quelle disponibili. Sono i numeri impietosi del vaccino dell’azienda farmaceutica AstraZeneca che finora viene somministrato solo ad una parte degli italiani. In molti, soprattutto in alcune categorie professionali, come docenti e forze dell’ordine, non hanno nascosto di preferire gli altri farmaci attualmente a disposizione (Pfizer e Moderna). Così le fiale restano nei frigoriferi. I ritardi, però, sono imputabili anche all’inefficienza di alcune Regioni, come l’Emilia Romagna (8.459 iniezioni fatte su 77mila dosi), che vanno molto a rilento. Tanto che ieri, nel vertice tra il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo, il ministro della Salute Roberto Speranza e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, si è deciso di correre ai ripari ed è stata data disposizione di «non tenere più scorte di vaccini AstraZeneca da parte per procedere in maniera costante con le somministrazioni».

Il rischio è che le consegne si accumulino e le dosi inutilizzate diventino troppe. Non c’è nemmeno motivo di tenerle da parte, dato che il richiamo per questo vaccino viene fatto a tre mesi di distanza e anche perché una circolare diramata dal ministero della Salute prevede una dose unica per chi ha già contratto il virus. C’è l’esigenza di imprimere un’accelerazione alla campagna di vaccinazione e il farmaco di AstraZeneca diventa cruciale, anche perché oggi è prevista una riunione del comitato tecnico scientifico dell’Aifa che potrebbe estendere il vaccino, attualmente riservato a chi ha meno di 65 anni, a tutte le fasce d’età.

Lo scetticismo nei confronti di AstraZeneca, rispetto a Pfizer e Moderna, viene da lontano. Per prima cosa, l’autorizzazione sembrava dovesse arrivare a inizio gennaio e, invece, è stata posticipata di un mese. Poi c’è l’aspetto della copertura. È efficace al 60% contro le infezioni, rispetto al 94% degli altri due farmaci. Anche se, garantiscono gli esperti, protegge praticamente al 100% contro le forme gravi. Inoltre, gli effetti collaterali (febbre e dolori muscolari), anche se molto limitati come durata, sembrano essere più evidenti. Ecco così che le fiale restano nei magazzini. Alla data del 3 marzo, erano state iniettate solo 468mila dosi di AstraZeneca su 1.512.000 disponibili. Quindi, ce ne erano ancora 1.044.000 da utilizzare. Una fetta importante se si tiene conto che questo farmaco è disponibile solo da un paio di settimane e già rappresenta più della metà delle dosi inutilizzate in totale, pari a 1,7 milioni.

A onor del vero, non tutte le Regioni stanno snobbando AstraZeneca. In Toscana, ad esempio, le iniezioni con il farmaco realizzato dall’Università di Oxford sono già 68.370, pari al 68% delle disponibili. Il Veneto con 18mila dosi e la Lombardia con 48mila, invece, ne hanno adoperate rispettivamente solo il 15 e 18%. Sempre meglio dell’Emilia Romagna ferma all’8%. Male anche le Marche (4%) e la Calabria (7%). Un’accelerazione dovrebbe arrivare oggi con il via libera anche agli over 65, come sta già facendo da gennaio la Gran Bretagna. Proprio ieri la Germania ha dato il via libera alle immunizzazioni con AstraZeneca a questa fascia d’età. Una decisione che potrebbe avere un peso non indifferente insieme alle evidenze scientifiche che stanno arrivando da nuovi studi e che dimostrano l’efficacia del vaccino AstraZeneca anche per le persone più anziane. Sarebbe una svolta importante anche per assicurare il vaccino a coloro che fino ad oggi lo hanno visto meno di tutti. Gli anziani tra 70 e 79 anni, infatti, rientrano nella fascia di popolazione meno vaccinata d’Italia: solo 13.412 dosi somministrate.

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