lettera 150
L'appello degli scienziati di Lettera 150 a Draghi: sul Covid non c'è trasparenza. E Speranza tace
È dall'11 gennaio che Lettera 150, il think tank nato dall'appello di circa 150 professori universitari (ora sono il doppio) in favore di un piano efficace di fuoriuscita dal Covid-19, chiede trasparenza sui dati relativi ai 21 indicatori che determinano l'attribuzione delle zone rosse, arancioni e gialle alle regioni italiani. È stata anche presentata al ministero della Salute un'istanza di accesso agli atti, rimasta lettera morta.
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Ora anche Fratelli d’Italia sostiene l’appello rivolto al Presidente del Consiglio Draghi da Lettera 150 per "mettere a disposizione della comunità scientifica i dati relativi ai 21 indicatori usati da Ministero della Salute e ISS per valutare la situazione epidemiologica nazionale e assegnare i colori alle Regioni. Ci auguriamo che il nuovo Esecutivo voglia accogliere questa richiesta di trasparenza e dare un forte segnale di discontinuità rispetto al passato", scrive su Facebook la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Ecco l'appello degli scienziati coordinati da Giuseppe Valditara, ordinario Università di Torino.
La ricerca si sta rivelando fondamentale per battere il virus, l’innovazione è decisiva per rilanciare il Paese.
L’ISTAT ha stimato che ogni miliardo speso in ricerca farebbe aumentare il PIL, a regime, dello 0,2%, cioè di oltre 4 miliardi l’anno. L’economia del futuro sarà sempre più economia del trasferimento di conoscenza.
Chiediamo dunque che il governo da Lei autorevolmente guidato realizzi una svolta rispetto a quanto fatto finora, mettendo al primo posto ricerca e innovazione.
Perché non siano solo buoni propositi chiediamo:
Un aumento significativo dei fondi destinati all’Ffo (fondo finanziamento ordinario delle università), al Foe (fondo ordinario per gli enti di ricerca), all’edilizia universitaria, e al fondo per il diritto allo studio.
Una riforma avanzata del dottorato, delle lauree professionalizzanti e dell’istruzione e formazione professionale superiore.
Una decisa semplificazione delle procedure, con la cancellazione di lacci e lacciuoli che imbrigliano la attività di ricerca, la apertura di nuovi corsi e l’avvio di iniziative di ricerca, la libera spendita delle conoscenze scientifiche e professionali verso l’esterno, i rapporti con il mondo della impresa. È nel contempo necessario realizzare lo spazio
aperto dei dati scientifici per consentirne la fruizione al mondo scientifico ed alla società così da migliorare l’analisi dell’esistente e la capacità di programmazione.
Una più forte ancorché responsabile autonomia delle università.
Una riforma dei meccanismi della valutazione degli Atenei che prenda esempio dalle migliori esperienze europee all’insegna di una certificazione di qualità da parte di agenzie internazionali accreditate.
Una riforma del reclutamento che garantisca insieme con una reale meritocrazia anche quote di libera scelta da parte degli Atenei e che nel contempo valuti anche i risultati ottenuti nel trasferimento di conoscenza.
Una decisa internazionalizzazione del sistema per favorire la esportazione della ricerca e del sapere italiani all’estero, per favorire gli scambi, per attirare ricercatori e studenti stranieri.
Un forte investimento nel trasferimento tecnologico per incoraggiare la produzione di brevetti, che ci vede oggi poco competitivi sullo scenario mondiale, e la loro trasformazione in prototipi industrializzabili. Una particolare attenzione al tema della Intelligenza artificiale sul cui sviluppo si va costruendo la quarta rivoluzione industriale.
Un deciso incremento dei posti di professore, e di ricercatore per colmare il gap rispetto ai nostri principali competitor, per consentire una rapida carriera ai nostri migliori giovani e per favorire il rientro dei tanti bravi ricercatori oggi all’estero.
La valorizzazione dei dipartimenti più innovativi, non in base a meccanismi burocratici, ma nel dialogo con gli atenei e con il territorio, così da trasformarli in eccellenze mondiali. Occorre favorire nel contempo la federazione con strutture accademiche nazionali e internazionali, e creare grandi infrastrutture di ricerca attraverso snelle forme consortili capaci di coinvolgere pure enti privati.
Ricordiamo infine che per la crescita del Paese è fondamentale anche una scuola di qualità con docenti valorizzati, e selezionati in relazione alle cinque competenze base internazionali, rifiutando la logica delle sostanziali ope legis. Così come è importante la promozione della formazione artistica e musicale che rappresenta un patrimonio unico del nostro paese.
Molte di queste riforme sono già pronte, attendono solo di essere varate.
Ricerca e innovazione non possono più aspettare perché l’Italia non può perdere competitività.