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Cittadinanza col trucco a seicento brasiliani, 5mila euro per diventare italiani

Massimiliano Gobbi e Andrea Ossino
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Mentre migliaia di italiani sono bloccati in Brasile per il Covid e chiedono l’aiuto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella speranza di tornare a casa, tra Anzio e Nettuno è stato scoperto un sistema che ha consentito a centinaia di brasiliani di arrivare in Italia e ottenere rapidamente un permesso di soggiorno. Un sistema tanto rapido quanto illegale, quello su cui i magistrati di Velletri hanno acceso i riflettori. Un meccanismo grazie al quale almeno 600 sudamericani sono arrivati alle porte della Capitale diventando cittadini italiani in poche settimane, giusto il tempo di entrare in contatto con le sei persone al centro dell’inchiesta che martedì scorso ha permesso alla polizia di notificare due ordinanze di custodia cautelare.

Al tempo del Covid, e delle annesse varianti brasiliane, quella contenuta negli atti stilati dai pm di Velletri non è una notizia rassicurante. In quelle carte emergono i nomi dei sei protagonisti dell’indagine che rivela l’esistenza di un’associazione a delinquere che attraverso documenti «taroccati» e mazzette avrebbe favorito l’immigrazione clandestina.

Due funzionari del Comune di Anzio e Nettuno, un avvocato, un dipendente di un Caf e due mediatori culturali. In molti avrebbero collaborato per far ottenere il passaporto italiano ai brasiliani arrivati nello Stivale, un «passepartout» molto ambito che consente di aprire le porte di 155 nazioni.

L’indagine è partita quasi dal nulla. Del resto i duemila sudamericani che negli ultimi anni si sono trasferiti in due Comuni dove risiedono appena centomila persone hanno destato più di un sospetto. E giorno dopo giorno gli agenti del commissariato di polizia di Anzio e Nettuno hanno scoperto l’esistenza di un giro d’affari da circa 3 milioni di euro. Gli extracomunitari avrebbero pagato circa 5 mila euro per ottenere la cittadinanza italiana. Una parte di questi soldi sarebbe stata utilizzata da un’avvocatessa brasiliana, arrestata, per corrompere una funzionaria del Comune di Anzio, anche lei raggiunta da misura cautelare. La donna, che sarebbe stata beccata mentre intascava una mazzetta da circa 400 euro, non si sarebbe posta domande nel vedere che i richiedenti affermavano di abitare sempre negli stessi appartamenti.

E non avrebbe sollevato obiezioni davanti a tutti quei brasiliani che affermavano di avere avuto un lontano parente italiano emigrato decine di anni fa in Brasile. Il sistema sarebbe andato avanti almeno per tre anni. Fino a martedì scorso. Quando gli inquirenti hanno bussato alla porta dei sei indagati. Le perquisizioni avrebbero già permesso ai pm di Velletri di acquisire numerose prove, non solo documentali. I poliziotti infatti, durante l’operazione, hanno trovato circa 70 mila euro in contanti. Anche i computer dei dipendenti comunali sono stati sequestrati. E i sindaci dei Comuni coinvolti sono subito intervenuti. Alessandro Coppola, primo cittadino di Nettuno, e il collega di Anzio Candido De Angelis, hanno espresso «la massima fiducia nell'operato della giustizia».

Nel frattempo gli italiani bloccati in Brasile sperano che le procedure burocratiche per il rimpatrio siano efficienti almeno quanto quelle adottate dagli indagati.

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