il nuovo decreto
Le chiusure tra Regioni prolungate fino al 5 marzo. Rebus sulle nuove regole
È una continua corsa contro il tempo per evitare i «liberi tutti». Importanti norme anti-Covid del Conte 2 stanno per scadere ed è quindi determinante intervenire subito.
È il caso dei spostamenti regionali regolati dal Dpcm dello scorso 14 gennaio. Provvedimento che prevede che fino al prossimo 15 febbraio, è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse Regioni o Province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o di salute. In mancanza di una nuova norma, dal 16 febbraio gli spostamenti fra Regioni gialle tornano consentiti e senza autocertificazione. Di certo, non potrà intervenire il nascente governo Draghi, in merito. Sarà, infatti, il Conte 2 a varare uno degli ultimi suoi provvedimenti con il quale dovrebbe dare a una proroga, probabilmente fino al 5 marzo anche per la difficile attuale situazione epidemiologica.
I tempi sono invece più lunghi per il Dpcm che disegna il quadro normativo delle misure anti-contagio: scade, infatti, il 5 marzo il decreto che regola la divisione delle Regioni in fasce di rischio (gialla, arancione e rossa), il coprifuoco alle 22 e la chiusura di bar e ristoranti alle 18. Ma questa volta, dovrebbe essere il nascente governo Draghi a prendere il timone in mano dando vita ai suoi primi provvedimenti. Molti governatori sono in pressing per l’apertura serale dei ristoranti, ma dal Cts non è al momento arrivato alcun via libera.
Intanto, è tutto pronto per la riapertura degli impianti di risalite, piste sci e di conseguenza baite e alberghi, prevista il prossimo 15 febbraio. Il Cts ha dato vita a precise linee guida per la sicurezza anti Covid, recepite poi dalle Regioni. Possono riaprire, tuttavia, solo gli impianti collocati in zona gialla. Sulle seggiovie, la capienza potrà essere al 100 per cento, con obbligo di mascherina, anche inserita all’interno di uno scaldacollo, a patto che non sia abbassata la cupola paravento, perché in quel caso la capienza scende al 50 per cento. Ridotta alla metà, invece, la capienza di cabinovie e seggiovie. Per quanto riguarda gli skipass, l’acquisto sarà online, per ridurre il più possibile gli assembramenti, con un numero massimo di biglietti vendibili. Bar e ristoranti, inoltre, dovranno rispettare la capienza massima di clienti all’interno della struttura, prediligendo il più possibile il consumo di cibi e bevande all’aperto.
Si lavora anche alla riapertura di palestre e piscine. Il Comitato tecnico scientifico ha messo nero su bianco le linee guida. Ma spetterà al nuovo governo dare vita a un relativo Dpcm. E, anche in questo caso, è molto probabile che toccherà al nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Anche perché, con le norme in vigore, palestre e piscine dovranno restare chiuse fino al prossimo 5 marzo. Le nuove regole prevedono che in area «arancione», oltre alle attività consentite nell’aria «rossa» (quindi jogging e altri sport individuali all’aperto), sono autorizzate nelle palestre, piscine e tensostrutture le attività sportive di base individuali, anche acquatiche, e le attività sportive dilettantistiche non di squadra o di contatto. Mentre in area «gialla», oltre alle attività consentite nelle aree «rossa» e «arancione», sono permessi gli allenamenti per gli sport da contatto e di squadra dilettantistico e di base.
Durante l’attività fisica è obbligatorio mantenere la distanza interpersonale non inferiore a 2 metri. Per le piscine, invece, il Cts chiede che siano 10 metri. Inoltre, attrezzi e materiali devono essere sempre sanificati, bisogna bere sempre da bicchieri monouso o bottiglie personalizzate, gettare subito in appositi contenitori i fazzolettini di carta o altri materiali usati ed è vietato fare le docce. In ogni caso, è obbligo per gli operatori indossare le mascherine, mettendo a disposizione dei clienti il gel disinfettante anche in funzione del numero dei potenziali utenti.