Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Monoclonali, il virologo Guido Silvestri smaschera i colleghi: chi remava contro

  • a
  • a
  • a

Se la vittoria ha molti padri, la sconfitta è orfana recita l'adagio. È questo il caso del via libera da parte della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa all’uso dei due anticorpi  monoclonali anti-Covid delle americane Eli Lilly e Regeneron, per l’impiego in fase precoce in pazienti ad alto rischio. Molti salgono sul carro, ma non tutto possono prendersi il merito  di una indubbia «vittoria per il Paese», commenta il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta. Ma «anche una terribile sconfitta per la credibilità di molte persone. Prima di tutto di quelli che nell’ottobre scorso si sono opposti in modo durissimo a questa autorizzazione, così facendo perdere tempo prezioso a tutti».

 

Tramite Silvestri, infatti, il Chief Scientific Officer di Lilly Dan Skovronsky aveva offerto gratuitamente all’Italia decine di migliaia di dosi di prodotto per uno studio clinico. «Sarebbe importante ora - ripete Silvestri su Facebook - che questi personaggi spiegassero, una volta per tutte, cosa gli ha fatto cambiare idea circa la necessità di un’approvazione europea e l’efficacia clinica degli anticorpi nei pazienti con Covid-19. Perché bisogna spiegare al Paese - insiste lo scienziato - per quali motivi si approva a inizio febbraio una cosa che fu fatta fallire ad ottobre».

«Sia chiaro - scrive Silvestri - Questa è una vittoria non per me, ma per l’Italia intera, a partire dai pazienti con Covid». Una «vittoria sì, ma a quale prezzo?», chiede il virologo deciso a togliersi tutti «i sassolini» dalle scarpe. Per l’epilogo del caso monoclonali «va ringraziato in primis il professor Giorgio Palù, presidente di Aifa dal dicembre scorso, che ha condotto questa battaglia con straordinario impegno ed efficacia. E vanno ringraziati quelli che mi hanno aiutato nelle fasi iniziali del progetto: Andrea Antinori, Roberto Burioni, Ranieri Guerra e Gianni Rezza», elenca lo scienziato. «Tra i politici - aggiunge - bisogna ringraziare innanzitutto il viceministro della Salute, Pier Paolo Sileri, e poi Marco Bella, Mariolina Castellone, Elena Cattaneo, Elena Fattori e Alessandra Moretti. Importantissimo nei giorni scorsi il ruolo di Luca Pani (ex direttore generale di Aifa), Beatrice Lorenzin (ex ministro della Salute) e Walter Ricciardi (consulente speciale del ministro della Salute) nel puntualizzare urbi et orbi che non c’era alcun bisogno di aspettare l’autorizzazione di Ema, come erroneamente detto e scritto in varie occasioni dall’attuale Dg di Aifa, Nicola Magrini». Perché «sia anche chiaro, anzi, chiarissimo, che questa vicenda rappresenta anche una terribile sconfitta per la credibilità di molte persone», puntualizza appunto Silvestri.

 

«Adesso che c’è la rincorsa a elogiare gli anticorpi, e a far notare che si usino già allo Spallanzani per i soggetti con Covid e immunodeficienza», osserva ancora il virologo, «bisogna ricordare che proprio il direttore dello Spallanzani, il dottor Giuseppe Ippolito, membro del Cts» per l’emergenza coronavirus, «si era adoperato durante la riunione del 29 ottobre affinché Aifa negasse l’autorizzazione al trial clinico pragmatico di LY-CoV55 (bamlanivimab, ndr), adombrando poi addirittura che Lilly volesse vendere in Italia un farmaco che aveva fallito negli Usa».

 

«Per quanto mi riguarda - incalza Silvestri - questa è anche una pagina nera per i media mainstream italiani, a partire da Corriere della Sera, Repubblica e Rai, che per settimane hanno bellamente ignorato l’inchiesta giornalistica scritta per Il Fatto Quotidiano da Thomas Mackinson, un giornalista serio e preparato, dando invece risalto senza contraddittorio a quel famoso (ora possiamo dire famigerato) comunicato stampa di Aifa del 22 dicembre scorso, in cui si diceva che bisognava aspettare Ema come poi smentito da Pani, Palù, Lorenzin e Ricciardi». «Ma l’Oscar della vergogna più grossa, in questa vicenda a metà tra il tragico e il grottesco - scrive ancora il virologo - va a quel tam-tam che è stato organizzato contro gli anticorpi su alcuni social e blog. Un tam-tam tutto italiano, a base di fesserie pseudo-scientifiche degne del peggior repertorio no-vax e non esente da attacchi personali diffamatori verso il sottoscritto, di cui purtroppo si sono resi protagonisti anche alcuni ’colleghi'. Un fenomeno di squadrismo social, tanto falso quanto vigliacco, su cui chiunque abbia a cuore la verità dell’informazione scientifica farebbe bene a riflettere a lungo». «Ma adesso basta con i sassolini», conclude Silvestri: «Le mie scarpe sono vuote e ora speriamo che si possa finalmente fare di questi benedetti anticorpi un’arma importante nella nostra battaglia contro Covid-19, a complemento della grande cavalleria dei vaccini, che giorno dopo giorno sta ricacciando il virus verso la sua sconfitta finale». 

Dai blog