Coronavirus, caos vaccini. La previsione del Gimbe: "Entro aprile solo il 14% degli italiani"
Secondo i dati della Fondazione Gimbe 350mila dosi sono state somministrate al "personale non sanitario". Il record in Lombardia (51%)
In lieve discesa i numeri del contagio Covid in Italia che vede una situazione epidemiologica stabile rispetto alle 24 ore precedenti, ma con il numero delle vittime che torna a salire in un giorno. A dirlo il bollettino del ministero della Salute che registra oggi 14.372 nuovi casi, poco meno dei 15.204 del giorno prima: con un calo nei tamponi processati tra molecolari e antigenici, passati dai 293.770 di ieri agli odierni 275.179, il tasso di positività è in leggera risalita dal 5,17% al 5,22%. Ad aumentare però è il dato più doloroso, quello delle vittime, salite a 492 da 467 in 24 ore: da inizio pandemia per Covid nel nostro Paese sono morte 86.889 persone.
In calo invece i ricoveri ospedalieri per coronavirus che vedono una diminuzione di 64 pazienti per le terapie intensive (2.288 i totali e 102 gli ingressi giornalieri) e di 383 in area non critica per un complessivo di 20.778. Lieve diminuzione per il numero dei guariti (17.220) e gli attuali positivi (-3.352).
La Lombardia è la regione con il maggior incremento di casi nelle ultime 24 ore con 2.603 in più, unica sopra i 2mila contagi. Sopra i mille nuovi casi ci sono Campania (+1.313), Emilia Romagna (+1.265), Lazio (+1.263), Puglia (+1.159) e Piemonte (+1.062). Poco sotto i mille la Sicilia con 994 nuovi.
Che la situazione sia abbastanza stabile ma ancora di una certa gravità lo rivela anche il monitoraggio della Fondazione Gimbe che conferma nella settimana 20-26 gennaio gli ultimi effetti del decreto Natale: tutti i numeri sono in calo, compresi quelli ospedalieri, anche se ricoveri e terapie intensive rimangono sopra soglia di saturazione rispettivamente in 5 e 6 regioni. Segno meno dunque per molti parametri rispetto alla settimana precedente: decessi -2,2%; terapia intensiva -4,6%; ricoverati con sintomi -5,9%; nuovi casi -12,3%; casi attualmente positivi -9,9%.
"Tutte le curve continuano questa settimana la loro lenta discesa, ancora grazie agli effetti del decreto Natale, destinati tuttavia ad esaurirsi a breve", avvisa Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. "L'incremento percentuale dei casi si riduce in quasi tutte le Regioni ma negli ospedali, nonostante l'ulteriore discesa di ricoveri e terapie intensive, l'occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 6 Regioni quella del 30% delle terapie intensive, attestandosi a livello nazionale rispettivamente al 34% e al 28%".
Al 27 gennaio hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 270.269 persone (0,45% della popolazione italiana) con marcate differenze regionali: si va infatti dallo 0,16% della Calabria allo 0,70% del Lazio. Le analisi indipendenti di Gimbe sui dati ufficiali del ministero della Salute e del Commissario straordinario Covid-19 rilevano anche che ben 350.548 dosi ( pari al 22% del totale) sono state somministrate a «personale non sanitario», una fascia non prevista dal piano vaccinale che in prima fase individua solo tre categorie: operatori sanitari e sociosanitari (finora 67,1% dosi), personale ed ospiti delle Rsa ( 9,7% dosi), persone con più di 80 anni (0,9% dosi). Il «personale non sanitario» ha beneficiato dunque di quasi un quarto delle dosi finora somministrate con forti differenze regionali che in certi casi superano il 30%: provincia autonoma di Bolzano 34%, Liguria 39%, Lombardia 51%. Opposta la situazione in Umbria dove sono stati vaccinati l’82% di medici, infermieri e operatori socio-sanitari (oss), e solo il 2% di personale non sanitario. «Una parte del personale non sanitario è essenziale per il funzionamento di ospedali e altre strutture di cura. Non si tratta quindi di sindacare le singole scelte delle Regioni, ma di rivedere i numeri del piano vaccinale: le dosi previste per il personale sanitario e oss sono poco più di 1,4 milioni e non sono sufficienti per coprire anche tutti i professionisti che non lavorano nelle strutture pubbliche».
Secondo il report Gimbe, con lo 0,20% della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale la Lombardia è al terzultimo posto tra le regioni italiane (dopo ci sono solo Sardegna e Calabria). Molto alti, invece, i numeri legati al personale non sanitario vaccinato: la Lombardia al primo posto in Italia con il 51% (la media nazionale è del 22%). «È inaccettabile che, a un mese dal V-Day, quasi un quarto delle dosi di vaccino anti Covid sia stato distribuito senza tener conto delle priorità indicate dal piano del ministero della Salute. Ed è incomprensibile come, in Lombardia, il personale amministrativo che ha ricevuto il vaccino superi addirittura quello sanitario. Una società che non mette in sicurezza chi deve curarla e assisterla è una società miope e senza futuro»commenta Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri) ricordando che ricorda oggi sono saliti a 303 i medici morti per il Covid.