Weekend arancione, poi scatta il giallo... L'Italia a colori, non si capisce più niente
Italia a colori con un calendario a macchie gialle, arancioni e rosse. Il provvedimento ponte che il governo vorrebbe licenziare per il periodo tra il 7 e il 15 gennaio, vedrebbe il fine settimana del 9 e 10 gennaio tutto il Paese in fascia arancione. Preceduto da una tregua gialla il 7 e l'8 gennaio per poi aspettare i dati e valutare se far scattare eventuali zone rosse. Fra le ipotesi analizzate nel vertice in videoconferenza tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione dei partiti di maggioranza (c'erano anche il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia e membri del Cts) anche la proroga del divieto di recarsi una volta al giorno a casa di parenti o amici, in due e con solo minori di 14 anni al seguito.
Intanto è prevista alle 19 la riunione del Comitato tecnico scientifico. A quanto si apprende, il Cts dovrà valutare l’ipotesi emersa dalla riunione di bloccare gli spostamenti tra le Regioni ancora tra il 7 ed il 15 gennaio e di mettere tutta Italia in zona arancione nel weekend del 9 e 10 gennaio.
Nuovo Dpcm, vertice da Conte. Dal 7 gennaio lockdown totale nei weekend
Oggi tutte le regioni sono in rosso, domani in arancione, poi ancora in rosso il 5 e 6 gennaio, e da giovedì 7 si tornerà al sistema a fasce. La girandola di colori che da diverse settimane sta interessando l’Italia, con l’obiettivo di limitare i contagi da Covid 19, prosegue ed è destinata a continuare. Tra pochi giorni il Paese uscirà dalla grande zona rossa delle festività natalizie e di fine anno. La previsione era che le regioni ripartissero da dove erano rimaste, quindi tutte in fascia gialla, compreso l’Abruzzo che si trovava nella fascia arancione. Gli ultimi dati, però - con l’Rt in crescita e il tasso di positività in costante aumento arrivato sabato al 17,6% - gettano più di un’ombra sulle riaperture al pubblico di negozi, bar e ristoranti, e di un ritorno verso una normale quotidianità dei cittadini. Veneto, Liguria e Calabria con l’Rt sopra l’1 rischiano di ripartire dalla zona rossa, mentre Lombardia, Puglia, e Basilicata potrebbero finire in quella arancione. La decisione del governo dovrebbe arrivare entro l’Epifania, sulla base del nuovo rapporto che sarà presentato dall’Istituto superiore di sanità. I numeri dei contagi degli ultimi giorni, però, hanno fatto scattare un nuovo campanello di allarme. Già nella giornata di oggi la situazione generale potrebbe essere affrontata nel corso di un vertice di maggioranza e, a conclusione delle festività, non viene esclusa la prosecuzione delle misure di restrizione per evitare una terza ondata del virus.
Capitolo scuola: nelle ultime ore è tornata in primo piano la discussioni, con posizioni diverse, sulla riapertura dal 7 gennaio, con la presenza degli studenti al 50%, la riduzione della durata delle lezioni, gli ingressi scaglionati, il potenziamento del trasporto pubblico locale. Dubbi e critiche sulla riapertura delle scuole, in particolare, oltre che da presidi e insegnanti, arrivano dai presidenti delle Regioni Veneto e Campania, Luca Zaia e Vincenzo De Luca, e dall’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. E proprio in merito al ritorno sui banchi degli studenti delle scuole superiori, oltre che dei ragazzi dell’ultimo anno delle scuole medie, il prossimo 7 gennaio, si registra anche la presa di posizione del presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. «Io credo - sottolinea - che sarebbe giusto che il Governo nelle prossime ore ci ri-convocasse e insieme prendessimo una decisione in maniera molto laica. Se c’è preoccupazione diffusa nel Paese che questo possa comportare ancora un rischio alla luce dei numeri che ci sono - aggiunge - ci si ritrovi, se ne discuta, così capiamo anche il Governo cosa ritiene. Io credo che nelle prossime ore bisognerà decidere. Noi come Emilia-Romagna, saremmo pronti al ritorno al 75%, e siamo favorevoli come Regione, perchè a nostro parere gli studenti delle scuole superiori di questo paese stanno pagando un prezzo altissimo, ma condivido le preoccupazioni dei miei colleghi».
Per quanto riguarda, invece, gli impianti sciistici, sabato sera il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza con cui si differisce la riapertura al 18 gennaio. Nei giorni scorsi, erano state proprio le Regioni e le Province autonome a chiedere un rinvio della riapertura in vista di un allineamento delle linee guida al parere espresso dal Comitato tecnico scientifico: «Il Governo - commentano ora - ha finalmente ascoltato le Regioni e le Province autonome: siamo soddisfatti della decisione del ministro Speranza».