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Non è L'Arena, parla uno dei pescatori liberati in Libia. Bernardo Salvo: "Stavamo in piedi nudi, ci picchiavano..."

Giada Oricchio
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Bernardo Salvo, uno dei 18 pescatori sequestrati in Libia dalle milizie del generale Haftar e liberati dopo 108 giorni di prigionia, ha raccontato il suo dramma a “Non è l’Arena” domenica 20 dicembre. In collegamento con Massimo Giletti, il marinaio del peschereccio Natalina ribadisce: “Siamo stati trattati malissimo, ci hanno costretto a stare a piedi nudi per settimane. Siamo stati trattati come bestie, anzi peggio. Noi così non trattiamo nemmeno gli animali. Nel primo carcere, perché ne abbiamo cambiati diversi, non ci facevano mangiare. Nella foresta con 18 persone ci portavano due cose. La foresta era una specie di cortile abbandonato, non era un bel posto, noi gli abbiamo dato quel nome”.

Giletti domanda se ha subìto violenze e il marinaio: “Sì ci hanno picchiato più volte e la mattina del 2 settembre abbiamo subito violenza fisica, erano inca**ati neri, ci hanno dato ginocchiate, schiaffi sulla schiena a farci male, siamo stati sballottati da un carcere a un altro, nessuno ci dava informazioni”. Bernardo Salvo continua: “Quando eravamo nel primo carcere ci accusarono di trafficare droga, però lo hanno detto dopo 12 giorni, non quando ci hanno fermato in porto, lo hanno detto per farci paura, eravamo spaventati”.

Massimo Giletti chiede conto anche dell’accusa di violazione delle acque internazionali: “Per noi eravamo a 42 miglia dalla costa libica, non eravamo vicini. Loro con la bocca dicono che si sono presi 72 miglia di mare, ma le acque territoriali sono a 12 miglia, non 42. Se tornerò in quella acque? Per ora non riprenderò il mare, tutta questa storia che abbiamo avuto non potrò dimenticarla e non andrò più in quelle zone, per me sono chiuse”.

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