Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Covid, il Censis fotografa un'Italia prigioniera della paura

Esplora:

Andrea Amata
  • a
  • a
  • a

Dal 54esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese emerge la radiografia di una realtà ansiogena, che ha interiorizzato la propaganda sanitocratica del governo rossogiallo. Il 73,4% degli italiani ha come sentimento predominante la paura dell'ignoto e l'ansia. In base al rapporto dell'Istituto di ricerca socio-economica quasi il 60% degli italiani è disposto a barattare la libertà per la tutela della salute collettiva, delegando al Governo le modalità di espressione della libertà e commisurandone l'esercizio alle esigenze sanitarie. La pandemia e l'inadeguatezza della gestione emergenziale sono ingredienti di un cocktail anestetizzante sulla coscienza collettiva che, anziché reagire per pretendere una discontinuità migliorativa nel governo della crisi epidemica, si sta lasciando sopraffare dalla narrazione terroristica del virus. Da marzo conviviamo con un necrologio quotidiano che ci comunica il numero delle vittime, l'indice dei contagi, il numero dei ricoveri e delle terapie intensive con un ossessionante informazione che amplifica il fenomeno pandemico rendendo la nostra vita unidimensionale.

Così il direttore generale del Censis Massimiliano Valeri: «Il 2020 è stato un anno eccezionale e l’anno della paura nera. Gli eventi ci hanno riportato alla nostra nuda vita, con una intollerabile vista pubblica della morte, amplificata dal sistema dei media, resa più inquietante dalla mancanza di una base dati epidemiologica accurata».

La critica alla gestione dell'emergenza e agli effetti ipnotizzanti della narrazione monografica sul virus non vuole, assolutamente, indulgere ad una minimizzazione del Covid-19, ma dobbiamo liberarci dall'opprimente cappa plumbea che, senza soluzione di continuità, incombe sul nostro umore sin dall'esordio epidemico. Il governo rossogiallo pur di difendere il suo fallimentare operato sta inoculando negli italiani una sorta di ipocondria di Stato, che li rende manipolabili e domabili in una tendenza pericolosa per le libertà come emerge dalla fotografia statistica del Censis.

Anche sul reddito gli italiani (50,8%) hanno testato significative decurtazioni economiche con punte del 60% tra i giovani, del 69,4% tra gli occupati a tempo determinato, del 78,7% tra gli imprenditori e i liberi professionisti.

Un quadro di incertezza che ha avuto riverberi negativi sulla propensione al rischio con la crescente vocazione a raccomandarsi all'interventismo pubblico quale erogatore di presunti ristori.
Il rilevante decremento della propensione al rischio, avverte il Censis, si desume sia dal dato in espansione del risparmio precauzionale (+41,6 miliardi in sei mesi), con conseguenze deprimenti sui consumi e sugli investimenti, sia in un estesa diffidenza nel ‘fare impresa‘, tant'è che solo il 13% degli italiani è disponibile a rischiare aprendo un’impresa nel dopo Covid.
D’altronde, il Censis stima che «in vista del Natale e del Capodanno, il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle», accettando così l'impianto sovietico delle festività che palesa una suggestione della paura ormai infiltratasi nella coscienza collettiva. Dobbiamo recuperare il gusto della libertà perché la tendenza ad assuefarci alle restrizioni è il vero pericolo per la salute della nostra democrazia.

Dai blog