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Caso Genovese, a Non è l'arena i vocali della diciottenne. Fabrizio Corona: droga e feste, ecco come funziona a Milano

Giada Oricchio
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Nella puntata di “Non è l’Arena” di domenica 22 novembre, Massimo Giletti affronta il terrificante caso della 18enne violentata da Alberto Genovese il 10 ottobre scorso. Il PR Daniele Leali si assolve: “Non avrei mai immaginato che Alberto potesse fare una cosa del genere. Io non c’ero”, ma Saverio Macrì, difensore della vittima: “Presenterò querela per gli audio resi pubblici”. Omertà del bodyguard che piantonò la porta della camera da letto dove si stava consumando l'abuso inumano e crudele.

Una vita interrotta a 18 anni o poco più. I ricordi che riaffiorano facendo male al pari della violenza fisica. La giustificazione vile di Genovese “ero sotto l’effetto della cocaina”. La condanna dei finti moralisti e il giudizio di chi parla dal pulpito di immaginifiche vite immacolate. A “Non è l’Arena”, Massimo Giletti affronta il caso della ragazza stuprata barbaramente da Alberto Genovese, ricco imprenditore con il pallino delle feste no limits, nel suo attico a due passi dal Duomo: “E’ stata violentata e non sarebbe perché le immagini lo inchiodano, io le ho viste. E’ una storia raccapricciante e si è consumata in un luogo da un nome significativo: terrazza Sentimento dove in pieno lockdown la gente si assembrava”.

 

In collegamento da Bali c’è il pr Daniele Leali, colui che portò la giovane alla festa. L’uomo respinge le accuse: “A quella festa, iniziata a pranzo, c’erano una trentina di persone. Non sapevo che la ragazza violentata avesse 18 anni, pensavo 20-22. Fermo restando la gravità dell’episodio, c’era un’atmosfera divertente quella sera. Non è vero che c’erano i piatti pieni di droga, smentisco di aver nascosto un piatto di droga in un armadio perché non lo trovassero tutti e smentisco che la distribuivo. C’era qualcuno però che la consumava”.

Fabrizio Corona, che queste feste le ha frequentate per vent’anni, attacca: “E’ una ca**ata. Leali lè assolto dal punto di vista penale perché non era in quella stanza, ma non da quello etico-morale. Non può dire che non sapeva che la ragazza avesse 18 anni, dica la verità e non si assolva. Queste feste a Milano sono all’ordine del giorno, le fanno anche i figli delle famiglie ricche. Ci sono ragazzine strafatte, cocaina e gente che si sballa. I reati gravi sono 4: violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni e spaccio di cocaina. E’ colpa della polizia che non controlla. Tutti quelli che frequentano simili feste si drogano. Tu Daniele, vuoi dire che non ti drogavi in gruppo?”, ma Leali dribbla la domanda. Giletti è sconvolto dalla violenza consumata sul corpo della ragazza, usata al pari di una “bambola di pezza”: “Una roba da bestie, da belve, non potete immaginare cosa ha subito questa ragazza. No al finto moralismo, una ragazza è libera di andare anche dove non deve andare, quello che non può essere tollerabile è che venga violentata da un personaggio del genere”.

 

Poi fa ascoltare alcuni audio whatsapp che la 18enne ha inviato: “Ciao amore, ciao, io... è successa una cosa molto grave sabato scorso, sono in ospedale da domenica, mi dimettono domani, ho subito una violenza sessuale, presumo da più persone, una sicuro è Alberto Genovese, ho dolori dappertutto e tanti lividi”. Manda dei vocali anche a Leali: “Io ho avuto una buona sensazione su di te. Ma sai che io andavo a quelle feste con le mie amiche per puro scopo di divertirci, a volte c’è la coca, ma principalmente a scopo di divertimento, come il 10 ottobre, poi è successo quello che è successo”. E ancora: “Io ora sono a conoscenza di cose che non dopo tutto quello che mi è stato fatto senza pietà da una persona del genere, ma dopo tutto quello che è successo, io non ho mai parlato di te o di Alberto alla stampa, sono state le altre ragazze a parlare, non io… non sapevo che poteva succedere… io mi fidavo di te... Io ho una buona opinione di te però con tutto quello che ho subito…”.

 

Leali racconta la sua versione di quella maledetta notte: “Non sapevo cosa fosse successo. Ancora non era scoppiato il caso, non c’erano tante informazioni, sapevo che era successo qualcosa perché il giorno dopo la festa mi contattano alcuni addetti ai lavori chiedendomi cosa fosse successo sabato sera, io non lo sapevo perché Alberto spariva per giorni dopo le feste. Uno mi ha detto che una ragazza era finita in un ospedale, era andata a recuperarla sotto casa di Alberto. Io non sapevo niente finché non sono usciti i video. Quella sera sono andato via verso l’una di notte con la mia compagna. Dove è stata stuprata? Sulla terrazza non ci sono stanze da letto dove si consumano orge e sco*ate. Lo stupro è avvenuto nella camera padronale del proprietario della casa”.

Massimo Giletti è riuscito a intervistare il buttafuori che quella notte si trovava davanti alla porta della camera da letto. L’uomo è tanto grosso quanto omertoso: “Sì c’ero il 10 ottobre, dovevo controllare una stanza dove c’erano oggetti di valore della proprietà. Genovese è entrato in camera con la ragazza, ma non ricordo se era vigile, ci è entrata sulle sue gambe. Basta, andiamo troppo nei dettagli, sono stato lì fuori per tutto l’evento, non si sentiva niente perché la musica era altissima. E’ entrata consapevole per forza, in quel momento non c’era nessuna violenza, è entrata da sola, poi è venuta l’amica che voleva parlarle, è venuta una o due volte, ma le ho detto che non poteva entrare perché c’erano cose di valore, se c’era un problema se ne sarebbe accorta anche lei, no? I vassoi di droga? C’è scritto, ma non te lo confermo”.

Il pr Leali - in Indonesia per motivi di lavoro e non in fuga dalla giustizia italiana - ribadisce che quelle feste erano così eleganti e allegre da essere molto ambite dalle ragazze: “Io devo essere il primo a essere sicuro che sia una festa perbene altrimenti mi sputtano sul lavoro. Sono io il primo a essere incavolato per quello che è successo. La notte la gente può esagerare, sono il primo a cercare che la gente non faccia ca**ate e si comporti bene e tutto fili lisci. Chiarisco anche i telefonini lasciati all’ingresso: Alberto ha iniziato a farlo ai party in casa a Ibiza per evitare che la festa fosse geolocalizzata e arrivassero intrusi. Si è accorto che la gente socializzava di più e ha riproposto la cosa. Non avrei mai immaginato che potesse fare una cosa del genere, a lui piacciono le donne e le donne ci andavano volentieri, tornavano spesso. Mai ho avuto il minimo indizio che fosse capace di una simile violenza”.

Tuttavia, Giletti sottolinea la contraddizione: “Certo è stano, la casa è piena di telecamere che hanno ripreso la violenza e i cellulari no. Forse per non filmare che circolava la droga”. E Leali sbotta: “La cocaina c’è in tutto il mondo, in tutte le feste, non facciamo finta di non sapere. Non stiamo scoprendo l’acqua calda. E il buttafuori c’era perché capitava che la gente che girava in casa gli finiva nella camera da letto”, ma il conduttore, di nuovo, lo smentisce: “Eh no, la droga non era in cassaforte, c’era la chetamina, c’era la droga dello stupro. Le ragazze parlavano di contenitori d’argento con la cocaina ed è scritto nell’ordinanza. Per Genovese parlano le telecamere di cui ha cercato di cancellare i video, stupra in modo selvaggio una ragazza in tutti i modi, quello che credo è che non lo abbia fatto per la prima volta. Dai video si capisce che lei non realizza cosa le sta succedendo se non in un paio di momenti in cui prova a ribellarsi per il dolore. Una violenza inaudita, le hanno dato 28 giorni di prognosi solo per le violenze fisiche, i medici che l’hanno visitata hanno detto di non aver mai visto una roba del genere in 30 anni”.

 

A notte fonda interviene Saverio Macrì, avvocato della vittima: “Preciso che la ragazza non si è mai prostituita e che domani presenterò querela contro Leali che ha diffuso note vocali della mia assistita senza il suo permesso”.  Ma l’uomo smentisce di averli passati alla trasmissione. Così Macrì prosegue: “La mia assistita sta molto male, è fragile, ieri ha pianto tutto il giorno, le stiamo offrendo il massimo supporto, mi ha detto ‘non è stato dato alcun valore alla mia vita. Ho visto la morte in faccia’. Non si spiega tanta crudeltà” e conferma una serie di indiscrezioni: “E’ vero che due amiche hanno tentato di salvarla in ogni modo, ma il bodyguard non le ha fatte entrare in quella stanza. E’ riuscita a scappare da sola verso le 21.30 del giorno dopo. Ha trascorso un giorno intero in quella casa. Purtroppo deve confermare che non aveva gli abiti e le scarpe, è vero, ha preso le prime cose che ha trovato. Ed è vero che Genovese le ha buttato dalla finestra 100 euro in segno di disprezzo e una scarpa. Corona dice di non accettare un risarcimento? Grazie per il consiglio, ma siamo lontani da questo, non ho sentito nemmeno le scuse da Genovese. E’ un momento infernale per la ragazza e prego la stampa di non fare processi alla vittima anziché al carnefice”.

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