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Coronavirus, un infetto tra i migranti rimpatriati in Tunisia: cento poliziotti in quarantena

Massimiliano Gobbi

Costretti alla quarantena 100 agenti di Polizia impegnati nelle operazioni di rimpatrio di cittadini tunisini avvenute lo scorso 20 ottobre con un volo charter partito dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari (Go) e diretto ad Hammamet con scalo a Roma e Palermo. I migranti sono stati fatti imbarcare senza attendere l’esito del test e una volta scoperto la positività alla prova del tampone da infezione da Covid-19 di uno di loro era già troppo tardi.

A denunciare il caso è il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) che sulla questione scrive una lettera al prefetto Franco Gabrielli nella quale ricostruisce l'intera vicenda surreale "nella quale - scrive il segretario generale Stefano Paoloni - gli operatori della Polizia sono stati esposti a rischi inutili e tranquillamente evitabili a causa della mancata adozione di precauzioni altrettanto banali".

"Per il giorno 20 ottobre veniva programmato un volo charter finalizzato al rimpatrio di circa 40-45 cittadini tunisini ospitati nei C.P.R. di Gorizia e Roma. Il volo sarebbe partito da Ronchi dei Legionari, avrebbe fatto scalo a Roma e Palermo per poi giungere ad Hammamet. Il dispositivo prevedeva complessivamente l’impiego di 102 operatori provenienti da diversi uffici di polizia del territorio nazionale. Come disposto dalla circolare di riferimento, in base alla quale “gli stranieri dovranno essere muniti di certificazione sanitaria attestante la negatività al SARS-COV-2 risultante da tampone”, tutti i soggetti trasportati prima della partenza sono stati sottoposti ai predetti test. Tuttavia i risultati dei test sono arrivati solo dopo la partenza del volo con la comunicazione da parte della Questura di Gorizia dell’esito positivo della prova da tampone da infezione da Covid-19 di uno dei cittadini tunisini rimpatriati dal centro di Gradisca di Isonzo. A causa di tale episodio tutti i colleghi provenienti dai diversi uffici del territorio nazionale sono stati posti in quarantena per la giornata del 23 ottobre e solo dopo la mappatura dei contatti stretti con il cittadino extracomunitario risultato positivo sono state adottate misure nei confronti degli operatori che hanno avuto contatti stretti con il medesimo. Signor Capo della Polizia, è evidentemente inaccettabile che il volo di rimpatrio sia stato effettuato prima di conoscere l’esito dei test da tampone. Ogni ulteriore commento appare del tutto superfluo" conclude Paoloni.

A lanciare l’allarme  anche Laura Corrotti, consigliere Lega in Regione Lazio: “Passa il tempo ma la gestione dell’emergenza è sempre più insufficiente e mette in pericolo tutti coloro che stanno cercando di dare il proprio contributo, dagli operatori sanitari fino ad arrivare alle forze dell’ordine. Il sistema dei tamponi è in sofferenza e manca di un’organizzazione che possa garantire la salute pubblica ai cittadini: nel Lazio fino ad otto ore per sottoporsi al tampone e lunghe attese nella comunicazione del responso, con numeri record di nuovi positivi. È evidente che così non può funzionare, soprattutto se si tratta di ritardi che incidono nella vita dei possibili contagiati e sulla tracciabilità del virus sul territorio” commenta la consigliera leghista.