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Domenica In, Ilaria Capua: il vaccino non sarà la soluzione contro il coronavirus. Il messaggio della virologa

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"Il vaccino contro il Covid non segnerà la fine della pandemia". La virologa Ilaria Capua interviene a Domenica In da Mara Venier e fa il punto della situazione sull'emergenza coronavirus. La prof. dalla Florida ricorda le tre regole fondamentali: "Mascherina, ovvero proteggersi la parte del viso dove ci sono quei recettori che rappresentano la scarpa dove il virus infila il piede. Tenere le mani pulite perché le mani toccano tutto e poi il distanziamento: il virus non ha le ali, la sana distanza salva perché la stragrande maggioranza della carica virale non è in grado di fare metri e metri. Queste tre cose insieme - riassume con grande chirezza la scienziata in collegamento dall'America - funzionano bene. La forza della catena di prevenzione dipendono dalla forza dell'anello più debole. Dobbiamo dare il buon esempio".

Mara Venier tocca anche il nodo trasporti, i mezzi pubblici strapieni dove il distanziamento "abbiamo visto non è applicabile, come si può fare?" chiede la conduttrice. "E' vero - ammette - Teniamo presente che ognuna di queste misure abbatte il rischio di contagio. Dobbiamo mettere in pratica all'occorrenza queste regole, altrimenti il Paese muore, non solo l'Italia. Bisogna trovare insieme la forza di reagire a questo attacco: è uno sciame virale. Adesso bisogna stringere i denti e andare avanti" ammette. 

Poi la domanda che tutti di fronte alla seconda ondata si stanno facendo. "Ma il virus è lo stesso della scorsa primavera?". Non ha dubbi la professoressa Capua: "Il virus è lo stesso, non si è indebolito ma nemmeno incattivito, quindi la popolazione virale è abbastanza stabile dal punto di vista genetico. Abbiamo 9 mesi di esperienza alle spalle per la gestione dei pazienti e poi dei comportamenti da tenere". E poi la certezza che sbriciola le speranze di chi credeva nella soluzione finale con l'arrivo del tanto agognato vaccino: "Siamo in mezzo a un'emergenza pandemica anche molto diversa dalle precedenti, noi non eravamo pronti - ammette la Capua - e noi come comunità scientifica non eravamo pronti. Abbiamo fallito completamente nel sottolineare questo rischio e non c'era nemmeno un piano pandemico. Il vaccino non sarà la soluzione bisogna toglierselo dalla testa perché non ci sarà per tutti e quando esisterà sarà utilizzato in modo strategico: i più fragili e poi sia gli operatori sanitari che nei settori chiave. Servirà dunque un ulteriore sforzo di responsabilità - anticipa la prof. - quando arriverà in diverse formulazioni". Poi la conferma netta: "Non svalicheremo l'inverno con il vaccino per il Covid 19: sarà presente dalla primavera significativamente e noi saremo pronti per il prossimo inverno, questa è la mia speranza" aggiunge. "Speranza?" chiede la Venier. "Mara - ribatte la scienziata - Gli ingredienti non li conoscevamo, non sappiamo quanto siano immunogeni questi virus. L'esperienza da cui si trae tutto è in campo veterinario perché gli animali il coronavirus ce l'hanno eccome. Non aver pensato di essere fatti di carne e ossa e cadere sotto una piccola pallina di gelatina che sostanzialmente vuole solo esistere moltiplicando e infettando ogni essere vivente è stato l'errore più grande" ammette riportando poi l'esempio dell'allevamento di visoni che si sono infettati. "Un problema complesso che non può essere affrontato così. Le persone devono ascoltare di più gli scienziati: ora mi viene in mente la scarica di insulti che siamo presi ai tempi dell'aviaria. La pandemia non c'è stata solo perché migliaia e migliaia di persone hanno fatto quello che non è stato fatto invece contro il coronavirus". Infine il monito: "La sanità pubblica nella nostra società così iperconnessa va programmata nel lungo periodo. La nostra salute è legata alla salute della catena animale e a quella delle piante, vanno tenuti sotto controllo più settori. La pandemia questo ce lo dice forte e chiaro". Insomma la morale è che tutto dipende da noi

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