L'indiscrezione
Tiktok in mano al regime cinese. Ora c'è la prova. Ha ragione Trump?
Che il social network "made in China" TikTok fosse strettamente legato alla dittatura comunista era già un fondatissimo sospetto. Al punto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva deciso di vietarne l'utilizzo negli Usa (salvo poi fare una parziale retromarcia".
Ora, però, i sospetti rischiano di trasformarsi in realtà. Stando a quanto riferito dal "Corriere della sera", infatti, un ex funzionario del governo cinese, Cai Zheng, "è stato a capo del global content policy team di TikTok, cioè del gruppo che decideva quali contenuti fossero ammessi sulla piattaforma, dall'avvio della app nel 2016 fino ai primi mesi del 2020".
Il Corriere cita il Financial Times, che a supporto della sua tesi porta le dichiarazioni di «due fonti vicine all'azienda». In passato ByteDance, l'azienda che possiede TikTok, aveva sempre negato che esistesse alcuna influenza del governo cinese sui contenuti della piattaforma.
Va ricordato il precedente del 2019, quando la piattaforma aveva oscurato contenuti «politicamente sensibili» dando la colpa a un «errore tecnico». In particolare futono oscurati i contributi di Feroza Aziz, la diciassettenne che girava brevi video di «lezioni di make-up» nelle quali parlava degli abusi e delle discriminazioni da parte cinese nei confronti degli uiguri.